Dopo oltre 40 anni, forse è risolto il mistero delle supernovae di tipo Ia grazie a un’immagine ottenuta dal telescopio spaziale Hubble. Il mistero riguarda l’origine di queste esplosioni stellari, quello che gli astronomi chiamano il presunto “progenitore”: secondo il modello teorico più diffuso, le supernova di tipo Ia avvengono quando una stella si accresce sempre più attirando a se il gas di una stella compagna, tipicamente una nana bianca, sino a superare il limite oltre il quale esplode violentemente. Il modello tuttavia non sembrava funzionare sempre, come nel caso di SNR 0509-67.5, un resto di supernova distante 170.000 anni luce che si trova nella Grande Nube di Magellano, una delle galassie satelliti della nostra Via Lattea. Nessuna osservazione ha mai individuato traccia dei resti della stella compagna. Forse i nostri telescopi non erano ancora in grado di individuarla? Oppure si trattava di un caso particolare? E se invece fosse stata la regola, per cui il modello teorico andava rivisto?
La risposta sembra ora essere arrivata, a sorpresa. Un team di astronomi impegnato a studiare supernovae di tipo Ia, si è imbattuto in un’immagine di SNR 0509-67.5 ottenuta dal telescopio orbitante Hubble al massimo delle sue capacità. In altri termini, se doveva esserci il resto di una stella, per quanto debole, non sarebbe potuta sfuggire all’occhio di Hubble. L’immagine, opportunamente studiata e analizzata, ha parlato chiaro: non ci sono stelle sopravvissute. Per gli astronomi potrebbe essere la prova che il modello va rivisto. Questa supernova, e forse più in generale le supernovae di tipo Ia, non deriverebbe quindi dall’esplosione di una stella che si è accresciuta a spese di una compagna, ma sarebbe il risultato dello scontro tra due stelle nane bianche.
Il prossimo passo sarà studiare con lo stesso dettaglio altre supernova nella Grande Nube di Magellano, in cerca della conferma che il vero progenitore delle Ia non è un accrescimento ma uno scontro.