Un inizio febbraio all’insegna di Marte, non c’è che dire. È ancora fresca la notizia della plurisecolare aridità di Marte registrata dal lander NASA Phoenix, quand’ecco che sulla medesima rivista, Geophysical Research Letters, esce un articolo di opposto tenore: Marte sarebbe stato parzialmente coperto da una vasta distesa d’acqua allo stato liquido, un vero e proprio oceano. Queste le conclusioni alle quali è giunta la sonda ESA Mars Express, in orbita attorno al pianeta rosso dalla fine del 2003.
A ben guardare, i due risultati non sono così in contrasto come potrebbe apparire a prima vista. I dati di Phoenix, infatti, si riferiscono alla superficie del pianeta e a un’epoca relativamente recente, gli ultimi 600 milioni di anni. La sonda ESA, invece, si è spinta in profondità, a circa 60-80 metri nel sottosuolo, e i depositi sedimentari che ha rilevato risalgono a miliardi di anni fa.
Due sono gli oceani proposti per spiegarne la presenza: uno risalente a 4 miliardi di anni fa, quando sul pianeta si registravano temperature più elevate, e l’altro un miliardo di anni più tardi, dunque 3 miliardi di anni fa, quando il ghiaccio presente nel sottosuolo potrebbe essersi fuso in seguito a un grande impatto, dando origine a canali di deflusso che avrebbero riversato l’acqua nelle regioni più basse e pianeggianti dell’emisfero settentrionale del pianeta.
Mars Express è riuscito a scrutare in profondità nel sottosuolo marziano grazie allo strumento MARSIS, il radar italiano a multifrequenza, frutto di una collaborazione dell’Agenzia Spaziale Italiana con l’Università “La Sapienza” di Roma e il JPL della NASA, e realizzato dalla Thales Alenia Space.
Per saperne di più:
- Leggi la press release ESA
- Leggi su Geophysical Research Lettersl’articolo “Dielectric map of the Martian northern hemisphere and the nature of plain filling materials“, di Jérémie Mouginot, Antoine Pommerol, Pierre Beck, Wlodek Kofman e Stephen M. Clifford
- Leggi la scheda su Mars Express sul sito ASI