“Nebulosa priva di stelle nella gamba destra di Ofiuco. Tonda e debole.” Così Charles Messier descrive il nono oggetto del suo celeberrimo catalogo, da lui osservato per la prima volta durante la notte del 28 maggio 1764. In realtà quella macchiolina indefinita era un ammasso di stelle, che William Herschel riuscì a risolvere per la prima volta nel 1784. Da allora la strumentazione astronomica e le tecniche di ripresa hanno fatto passi da gigante, regalandoci viste sempre più dettagliate degli oggetti celesti. E proprio l’immagine di M9, ottenuta dal telescopio spaziale Hubble appena pubblicata ne è la migliore, spettacolare conferma.
Ben 250.000 stelle sono visibili nella ripresa più dettagliata mai ottenuta dell’ammasso globulare, che si trova a circa 25000 anni luce da noi, in direzione del centro della nostra Galassia. Messier 9, così come gli altri ammassi globulari, ospita alcune delle stelle più antiche che popolano la Via Lattea, formatesi quando l’universo aveva solo una piccola frazione della sua età attuale. Oltre ad essere molto più antiche del Sole – circa il doppio della sua età – le stelle di Messier 9 possiedono anche una differente composizione chimica, in cui l’abbondanza di elementi pesanti è molto inferiore rispetto a quella riscontrata nella nostra stella. Nella splendida immagine, oltre al nugolo di astri, si percepiscono chiaramente i loro differenti colori. Un caleidoscopio di sfumature, che vanno dal rosso, indice di temperature superficiali relativamente basse, al blu, associato alle stelle più calde.
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