Solo qualche anno fa Mercurio era uno dei pianeti meno conosciuti del Sistema solare. Fu la sonda NASA Mariner 10, in tre passaggi ravvicinati tra il 1974 e il 1975, a scattare le prime dettagliate immagini della sua superficie e a scoprire la presenza di un campo magnetico simile per configurazione a quello della Terra. Poi, un lungo silenzio. Dopo un salto di quasi quaranta anni, Mercurio è finalmente tornato alla ribalta grazie al veicolo spaziale MESSENGER (Mercury Surface, Space Envirnoment, Geochemistry and Ranging) che proprio un anno fa è entrato nella sua orbita e sta raccogliendo immagini e dati scientifici di grande importanza per conoscere gli aspetti morfologici ed evolutivi di questo pianeta. Ed è proprio grazie alle indagini condotte dagli strumenti a bordo di MESSENGER che sono stati realizzati due nuovi lavori in uscita nell’ultimo numero della rivista Science Express. Il primo, guidato da David Smith del Massachusset Institute of Technology, presenta i risultati delle prime misure del campo gravitazionale di Mercurio. Il secondo, che ha come primo firmatario Maria Zuber, anche lei del Massachusset Institute of Technology, riguarda lo studio topografico dell’emisfero settentrionale del pianeta.
Per Gabriele Cremonese, dell’INAF-Osservatorio Astronomico di Padova, che insieme al suo gruppo di ricerca collabora con la NASA all’elaborazione dei dati di MESSENGER “gli ultimi articoli pubblicati su Science Express sono di interesse globale per il pianeta e non riguardano strutture o osservazioni specifiche. È stato ottenuto un primo modello del campo gravitazionale e della struttura interna di Mercurio, rivelando la possibile presenza di uno strato solido di solfuro ferroso sopra il nucleo, che avrebbe un importante impatto sulla storia termica del pianeta e sull’evoluzione tettonica, quindi riferita alle grandi strutture che osserviamo sulla superficie. Viene poi pubblicata la prima analisi topografica del pianeta utilizzando i dati del laser altimetro, però solo dell’emisfero nord, in quanto quello sud è più difficile da osservare dal MESSENGER per la sua particolare orbita, osservando quanto la variazione di altezza delle varie strutture sia inferiore a quello che vediamo su Marte e sulla Luna. Le due misure insieme riportano anche una variazione dello spessore della crosta di Mercurio, che è maggiore vicino all’equatore (50-80 km) e minore al polo nord (20-40 km), valori che sono importanti nell’analisi di alcuni grandi bacini”.
“I nuovi risultati forniti dalla sonda MESSENGER dimostrano l’importanza di studiare Mercurio e quanti segreti sono ancora celati, non solo per ciò che riguarda l’evoluzione di questo pianeta, ma più in generale nell’ambito dei processi di formazione ed evoluzione dei pianeti “terrestri” ribadisce Luigi Colangeli, responsabile della ESA Solar System Missions Division (SRE-SM) e Coordinatore per le missioni nel sistema solare sempre per l’Agenzia Spaziale Europea.
E se il presente delle ricerche su Mercurio è MESSENGER, il futuro dell’esplorazione del pianeta ha un nome tutto italiano: BepiColombo. La missione, progettata congiuntamente dalle agenzie spaziali di Europa e Giappone è stata infatti dedicata al matematico italiano che con i suoi calcoli permise di apportare quelle variazioni nella traiettoria inizialmente programmata del Mariner 10 che gli consentirono di compiere non uno ma tre passaggi ravvicinati del pianeta.
BepiColombo, il cui lancio è previsto per il 2015, oltre alla sonda principale, vedrà l’inserimento nell’orbita di Mercurio di due satelliti: MMO, realizzato dall’agenzia spaziale giapponese JAXA e dedicato principalmente a misure magnetosferiche, ed MPO, dell’Agenzia Spaziale Europea, che si occuperà di effettuare misure planetarie. A bordo di quest’ultimo volerà SIMBIO-SYS, strumento finanziato dall’Agenzia Spaziale Italiana e al cui sviluppo ha collaborato anche l’INAF. SIMBIO-SYS è costituito da tre canali per osservazioni stereoscopiche (STC), ad alta risoluzione spaziale (HRIC) e iperspettrali (VIHI) nel visibile che consentirà l’esplorazione ancora più accurata delle proprietà geofisiche e geochimiche del pianeta. Ad affiancarlo ci saranno anche anche gli strumenti a guida INAF SERENA (Search for Exosphere Refilling and Emitted Neutral Abundance) e ISA (Italian Spring Accelerometer). Il primo avrà il compito di studiare le interazioni della superficie, dell’esosfera e della magnetosfera di Mercurio con il vento solare. Il secondo, che lavorerà insieme allo strumento MORE, anch’esso a guida italiana (Università ‘La Sapienza’ di Roma), permetterà di mappare il campo gravitazionale del pianeta e fornire informazioni sulla struttura interna di Mercurio. Delle grandi potenzialità di Bepicolombo è convinto anche Johannes Benkhoff, ESA Project Scientist della missione: “Dopo MESSENGER, BepiColombo certamente promette di produrre nuovi risultati inattesi grazie al grande insieme di esperimenti scientifici presenti a bordo delle due sonde MPO ed MMO”.