Grandi crateri dalla superficie incredibilmente chiara, tra le più chiare osservate nel sistema solare, alternati a zone molto più scure, di forma e dimensioni diverse e di colore che varia dal grigio, al marrone fino al rossiccio. Questa la grande varietà della superficie di Vesta che Dawn sta osservando da qualche mese, mentre silenziosamente, lontano dai riflettori che ne hanno illuminato prima il lancio e poi l’arrivo, la sonda della NASA sta facendo il proprio lavoro.
Fino alla prossima estate, Dawn continuerà a raccogliere dati e immagini di Vesta, l’unico grande asteroide della fascia principale visibile ad occhio nudo. Ma già dalle prime tappe del viaggio, questo piccolo mondo si sta rivelando pieno di sorprese.
L’immagine di oggi è stata diffusa all’LPSC, la Lunar and Planetary Science Conference in Texas. Realizzata il 25 ottobre 2011 dalla camera ad alta risoluzione, l’immagine riprende una zona di circa 5000 km quadrati da un’orbita a 700 km dalla superficie dell’asteroide. Il cratere al centro è denominato Canuleia, misura circa 10 km di diametro ed è situato nell’emisfero sud dell’asteroide, al di fuori del ben noto bacino Rheasilvia. È solo una delle molte immagini pubblicate dal team della missione e, a parte la bellezza del panorama, merita di essere studiata come un importante indizio per tracciare la storia geologica di Vesta.
La forma e l’aspetto del cratere Canuleia ci permettono di ipotizzare uno dei meccanismi alla base della diversità della superficie. Il materiale più chiaro dentro e intorno al cratere sembra essere stato espulso in un impatto, formando così dei caratteristici raggi che si estendendono dal bordo del cratere per 20-30 km. Questo materiale è originario dell’asteroide stesso ed è considerato dai ricercatori “giovane”: essendo rimasto esposto in superficie per meno tempo, deve aver subito un invecchiamento limitato, risultando così più chiaro.
Anche per le zone scure le ipotesi sono varie. Una tra queste potrebbe essere utilizzata per spiegare l’esistenza del piccolo cratere scuro, visibile sulla sinistra di Canuelia. Nei casi in cui le zone scure siano di piccole dimensioni, ben localizzate e definite, gli scienziati pensano che uno dei meccanismi possibili possa essere il bombardamento di asteroidi ricchi di carbonio che abbiano impattato Vesta a bassa velocità. Proprio come una palla di sabbia lanciata senza molta forza contro un muro. Questi urti non avrebbero avuto abbastanza energia per “rompere la crosta” del protopianeta e le aree scure potrebbero essere tracce di questi piccoli oggetti che non si siano completamente distrutti nell’impatto.
Ma questi meccanismi non sono i soli suggeriti dagli scienziati per spiegare la presenza della zone scure e chiare dell’asteroide. L’unica sicurezza al momento è che, nella grande diversità di superficie di Vesta, si conservino campioni di materiale molto preziosi, provenienti da un lontanissimo passato, all’epoca della formazione del Sistema solare. E questo è solo uno dei motivi scientifici per cui Dawn sta compiendo la sua silenziosa ricognizione di questo piccolo mondo fatto di luci ed ombre.
Per saperne di più: leggi la press release della NASA
La rubrica “Immagini dal Sistema Solare” è a cura della Southern Europe Regional Planetary Imaging Facility (SRPIF), la Fototeca NASA ospitata presso lo IAPS di Roma con la collaborazione dello Space Photography Laboratory (SPL), la Fototeca dell’Università dell’Arizona.