Vi piace essere sempre pronti a ogni evenienza? Bene, come vi comportereste se vi esplodesse una supernova sotto gli occhi? O, più realisticamente, nello specchio del vostro telescopio? È quel che è successo la sera di venerdì 16 marzo a Paolo Fagotti, astrofilo di Bastia Umbra, mentre osservava il cielo sopra Porziano d’Assisi, dove sorge l’osservatorio del Gruppo Astrofili Monte Subasio. Per fortuna, Fagotti sapeva benissimo come comportarsi. Appena s’è reso conto che quel puntino luminoso, apparso in uno dei bracci della spirale della galassia M95, era una new entry, ha subito mandato una mail a cbatiau@eps.harvard.edu: la casella di posta elettronica del Central Bureau for Astronomical Telegrams dove confluiscono tutte le segnalazioni, provenienti da ogni parte del mondo, di fenomeni astronomici transienti. In altre parole, le scoperte.
È stata la prima, la segnalazione di Fagotti, ma non la sola. Con lui, a notare il bagliore generato 37 milioni di anni addietro dall’esplosione di una stella, anche lo sloveno Jure Skvarc, coautore della scoperta, come registrato nella lista ufficiale delle supernovae più recenti. E, a seguire, tanti altri astronomi e astrofili, in grande maggioranza italiani. Per farsene un’idea, basta scorrere il “Telegramma elettronico No. 3054”, che ripercorre in dettaglio tutti i primi avvistamenti di quella che poi è stata battezzata SN 2012aw: ecco dunque Alessandro Dimai da Cortina d’Ampezzo, Gianluca Masi da Ceccano e, dall’Osservatorio di Asiago dell’INAF di Padova, Ulisse Munari, che Media INAF ha intervistato:
«Quella notte ero al telescopio, quando gli astrofili mi comunicarono d’aver visto un oggetto nuovo in prossimità della galassia M95. Avevano già controllato che non fosse un asteroide, e raccolto più immagini: l’oggetto non si era spostato da una all’altra, e appariva in tutte le immagini».
Munari, per quale motivo l’hanno contattata?
«Mi hanno chiesto se potevo controllare che non avessero fatto errori. E, magari, se potevo fare uno spettro per capire che tipo di oggetto potesse essere. Ho atteso che l’oggetto salisse abbastanza in alto nel cielo, dove c’era meno foschia, e ne ho fatto lo spettro. Sicuramente era lo spettro di un oggetto molto caldo, compatibile sia con quello di una supernova molto giovane che con quello di una binaria cataclismica durante un outburst. In questo secondo caso, però, la sorgente avrebbe dovuto far parte della nostra galassia, non di M95».
Dunque il primo spettro di SN 2012aw l’ha fatto lei?
«Come data d’esposizione sì. Insieme al nostro c’è poi un’altra classificazione spettroscopica, di due giorni posteriore, a cura di due astronomi giapponesi».
E ora cosa accadrà?
«Noi la stiamo seguendo, sia fotometricamente, dunque con misure di luminosità nelle varie bande ottiche, sia spettroscopicamente. Ciò significa che in queste notti, quando gli astronomi vanno al telescopio, oltre al loro programma di ricerca eseguono anche un’osservazione della supernova».
La potremo vedere anche a occhio nudo?
«No, non raggiungerà una luminosità tale da potersi dire visibile a occhio nudo. Rimarrà confinata all’osservazione con telescopi, e nemmeno quelli di fascia più piccola: diciamo da 30 cm di diametro in su. Fra non molto raggiungerà il massimo di luminosità, ma continuerà a rimanere oltre 500 volte più debole delle più deboli stelle visibili a occhio nudo».
Per saperne di più:
- Ascolta l’intera intervista a Ulisse Munari
- Leggi l’Electronic Telegram No. 3054 del Central Bureau for Astronomical Telegrams
- Guarda il video di Adam Block