Immaginate un telescopio talmente grande da essere ospitato all’interno di una cupola larga quasi cento metri e alta ottanta, in grado, con il suo specchio principale di quasi quaranta metri di diametro, di spingere il nostro sguardo fino agli albori dell’universo, quando si formarono le prime stelle e galassie. Ma anche di scovare pianeti al di fuori del nostro Sistema solare, dove è possibile che si siano sviluppate forme di vita, o di fornire prove determinanti per capire la natura della materia e dell’energia oscura. Bene, se oggi potete solo pensarlo e ammirare le realistiche simulazioni realizzate dai suoi progettisti, tra una decina d’anni lo vedrete davvero in azione, sulla cima di una montagna del Cile settentrionale. Sì perché, per dirla con le parole di Giovanni Bignami, Presidente dell’INAF “L’Extremely Large Telescope (E-ELT), l’orgoglio europeo dell’astronomia, sta diventando realtà”. Il programma per la realizzazione di E-ELT è stato infatti approvato dal Consiglio dello European Southern Observatory (ESO), l’organo direttivo dell’Organizzazione europea per l’Astronomia, riunito nella sua sede di Garching, in Germania. E in questo ambizioso progetto, che coinvolge quindici Nazioni, il ruolo dell’Italia e dell’INAF è stato cruciale.
“C’è un’ampia maggioranza per la realizzazione del progetto – prosegue Bignami- e il voto dell’Italia è stato determinante. Il nostro Paese è totalmente favorevole e il suo contributo economico si attesterà sui 4 milioni di euro l’anno per i prossimi dieci anni”.
L’impegno economico per la realizzazione di questo ambizioso telescopio raggiungerà un importo complessivo a lavori ultimati di 1.083 milioni di euro (stime del 2012). Secondo il piano attuale del progetto, i primi grandi contratti per la realizzazione di E-ELT dovrebbero essere assegnati, contestualmente allo stanziamento dei relativi fondi, entro il prossimo anno. E anche in questo ambito, l’INAF con i suoi ricercatori e le tecnologie da loro sviluppate, come ad esempio i sistemi di ottiche adattive per annullare gli effetti negativi prodotti dalla turbolenza atmosferica sulle immagini astronomiche, insieme alle industrie italiane, giocherà un ruolo da protagonista nella costruzione di E-ELT.
“Al di là dell’ovvio enorme interesse scientifico che E-ELT avrà, la decisione presa ieri al Council di ESO rappresenta anche un fondamentale ‘via libera’ alla attività di progettazione di componenti essenziali del telescopio e della sua strumentazione da parte della comunità INAF, in collaborazione con l’Industria italiana” sottolinea Giampaolo Vettolani, Direttore Scientifico dell’INAF. “Da questa attività tecnologica ci si aspetta anche un forte ritorno economico paragonabile all’investimento stesso da parte del nostro Paese. In tal senso l’INAF ha organizzato per il prossimo 22 giugno presso il Ministero per gli Affari Esteri la giornata MAE Industry Day per illustrare i programmi ESO e verificare la partecipazione delle Industrie italiane”.
Con la sua entrata in funzione, prevista all’inizio della prossima decade, l’E-ELT affronterà i più affascinanti ed enigmatici argomenti dell’astrofisica contemporanea e mirerà a ottenere un considerevole numero di primati, fra cui quello di riuscire a identificare pianeti simili alla Terra nelle “zone abitabili”, cioè quelle che permettono la formazione della vita, intorno ad altre stelle. Effettuerà anche studi di “archeologia stellare” nelle galassie vicine e darà contributi fondamentali alla cosmologia, misurando le proprietà delle prime stelle e galassie, investigando la natura della materia oscura e dell’energia oscura. Ma gli astronomi si stanno preparando anche a qualcosa di inaspettato: un simile strumento sarà infatti in grado di portare nuove e imprevedibili scoperte nello studio dell’Universo e non solo.
“Con il consenso a procedere del consiglio dell’ESO inizia la prima grande avventura dell’astrofisica del ventunesimo secolo” dice Giuseppe Bono, dell’Università di Roma ‘Tor Vergata’ e associato INAF, chair dell’E-ELT Project Science Team, a cui partecipa anche Roberto Ragazzoni, dell’INAF-Osservatorio Astronomico di Padova e Isobel Hook, dell’INAF-Osservatorio Astronomico di Roma e Università di Oxford. “Difficile immaginare campi della moderna astrofisica e della fisica fondamentale che non verranno influenzati, rinnovati e in parte rivoluzionati dagli esperimenti che verranno effettuati da E-ELT”.
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Guarda il video di Stefano Parisini su E-ELT