La scienza, la Grande Scienza, torna alla ribalta. Dopo decine di anni ed esperimenti sempre più complessi e costosi, è stato scoperto il famoso Bosone di Higgs, che qualcuno ama chiamare Particella di Dio.
Tutti i mezzi d’informazione ne parlano, molti scienziati del CERN e dell’INFN vengono intervistati per spiegare con le parole più semplici cosa è il Bosone di Higgs, come questa scoperta confermi il Modello Standard e apra la strada a molte ulteriori scoperte. È una scoperta che vede gli scienziati italiani in prima fila, come spesso è accaduto in questo settore, da Fermi in poi, e non possiamo che esserne fieri.
Meno di un anno fa abbiamo assistito ad un analogo trionfo della scienza, quando alcuni scienziati, italiani anche quella volta, annunciarono che i neutrini erano più veloci della luce. Gli scienziati erano stati molto prudenti, avevano avvisato che sarebbero serviti ulteriori esperimenti e misure, ma il sistema mediatico si impadronì di questa notizia e dette per certe quelle che in realtà erano ancora delle supposizioni. Dopo qualche mese gli stessi scienziati che avevano fatto quell’annuncio hanno dovuto ammettere che si era trattato di un errore causato da un malfunzionamento di un cavo in fibra ottica. E così dopo il trionfo c’è stato il tonfo.
In questo quadro il cittadino quadratico medio rimane spesso disorientato davanti a queste scoperte. Scorrendo i blog e i social network le domande si accavallano: Cosa c’entra Dio? Dio è una particella? E che ci facciamo con questa scoperta? Come questa scoperta cambia la nostra vita? E, soprattutto, quanti soldi di noi contribuenti sono stati spesi per fare questa scoperta?
Da un po’ di tempo mi sembra di percepire una sempre maggiore diffidenza dell’opinione pubblica sui temi della scienza. I cittadini non solo si chiedono se sia giusto spendere così tanti soldi per fare determinate scoperte, ma semplicemente se sia giusto farle. Nell’opinione pubblica sta emergendo l’immagine di una scienza che, invece di aiutare l’uomo a vivere meglio, mette il naso là dove non deve: ai confini dell’Universo per scoprire se esiste o non esiste Dio e che, ad esempio, modifica il DNA di piante e animali facendoci mangiare prodotti non naturali.
La responsabilità della scienza è di far comprendere ai cittadini non solo che il progresso scientifico è necessario ed è connaturato con l’intima esigenza di un continuo aumento delle conoscenze da parte dell’uomo. Ma anche che le scoperte scientifiche influenzano fortemente la nostra vita quotidiana, sia nella loro applicazione diretta (infiniti sono gli esempi: si pensi al laser o alla penicillina) sia nelle ricadute tecnologiche e industriali che questi grandi esperimenti consentono di realizzare.
Per arrivarci, è necessario che tutti i protagonisti della scienza (in primis i ricercatori e le istituzioni in cui lavorano) si ricordino che una maggiore, continua e più qualificata comunicazione della scienza fa parte integrante della loro missione. Va fatta attraverso i media ma anche attraverso incontri diretti tra scienziati e cittadini, aprendo i laboratori e facendo capire che lì dentro non si nasconde nessun mostro.
Lo scetticismo popolare deve essere affrontato con una maggiore responsabilità e propensione della scienza ad informare continuamente e correttamente l’opinione pubblica. Non basta ricercare insomma, ma bisogna anche comunicare.