Da dove vengono le “chiare, fresche e dolci acque” che fanno del pianeta Terra quello che è, e che hanno permesso su di esso la comparsa della vita? Gli astronomi non ne sono affatto sicuri. Le principali ipotesi in campo sono due. L’acqua potrebbe esserci stata portata dalle comete, e provenire dai margini esterni del Sistema Solare dove la maggior parte di queste si sarebbero formate; oppure potrebbe essersi formata più vicino a noi, nelle parti più interne del sistema solare, e la “fonte” di quella presente sulla Terra sarebbero soprattutto gli asteroidi, o meglio i meteoriti che se ne distaccano e cadono sul nostro pianeta.
Uno studio pubblicato questa settimana su Science da Conel Alexander e colleghi della Carnegie Institution for Science propende decisamente per la prima ipotesi, quella degli asteroidi. Gli autori hanno analizzato campioni provenienti da 85 meteoriti appartenenti alla classe delle condriti carbonacee (rappresentano la maggior parte delle meteoriti che cadono sulla Terra). In particolare hanno studiato la percentuale di deuterio (un particolare isotopo dell’idrogeno) presente nei frammenti. La percentuale di deuterio nell’acqua su un corpo del sistema solare è considerata infatti un buon indicatore della distanza dal Sole a cui si è formato. Più era distante, più alto è il contenuto di deuterio.
I ricercatori hanno quindi confrontato le concentrazioni misurate con quelle relative ad alcune comete (in questo caso, la concentrazione viene misurata attraverso la spettrografia, cioè l’analisi della luce riflessa dalle comete). Alexander e colleghi hanno così mostrato che le condriti carbonacee contengono una percentuale di deuterio molto più bassa rispetto alle comete. Le due popolazioni di oggetti si sarebbero quindi formate in punti diversi: gli asteroidi nella fascia tra le orbite di Giove e di Marte. Le comete molto più lontano. Una conclusione che sarebbe in contrasto con la teoria prevalente, per cui le une e le altre si sarebbero formate assieme, ben oltre le orbite di Giove, per poi avvicinarsi fino a portare il loro contenuto di ghiaccio sulla Terra. E a questo punto, proprio in base al contenuto di deuterio, la fonte più probabile di composti volatili (e quindi di acqua) sulla Terra sarebbero le condriti carbonacee.
Le conclusioni sono però ben lontane dal chiudere il dibattito, secondo Giovanni Valsecchi dell’Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziali di Roma (Iaps-Inaf). “Tutto si basa sulla misura del rapporto deuterio/idrogeno, che per le comete è molto difficile. Talmente difficile che abbiamo questo dato solo per 4 o 5 comete in tutto. Fare considerazioni statistiche sulla base di così pochi dati è molto rischioso, perché si rischia di scambiare un oggetto eccezionale per uno rappresentativo. Servirà ancora molto tempo prima di avere abbastanza dati per una statistica solida”. Quanto all’idea che l’acqua terrestre venga soprattutto dalle condriti carbonacee, Valsecchi ricorda che fu proposta già nel 2000 in un articolo di Alessandro Morbidelli (con lo stesso Valsecchi come coautore). “Da allora il quadro è molto cambiato, è un mosaico a cui mancano ancora molti tasselli e non si può dire che ci sia un’ipotesi prevalente. Il motivo per cui studi come questo, interessante ma che non aggiunge moltissimo, escono su Science è proprio che il campo è così aperto e incerto”.