La telecamera del Voyager 1, ormai ai limiti del nostro sistema solare (vedi https://www.media.inaf.it/2012/08/07/voyager-1-si-avvicina-al-confine/) il 14 febbraio 1990 si è rivolta di nuovo verso il sole e ha preso una serie di immagini della nostra stella madre e dei pianeti che le orbitano intorno, realizzando il primo “ritratto” del nostro sistema solare visto dal di fuori. Si tratta di un mosaico costituito da 60 fotogrammi, realizzate dal Voyager 1 da una distanza di circa 6 miliardi di kilometri e circa 32 gradi sopra il piano dell’eclittica. Trentanove cornici grandangolari collegano, in questo mosaico, tra loro sei dei pianeti del nostro sistema solare. Nettuno, il più esterno, è 30 volte più lontano dal Sole rispetto alla Terra. Il nostro sole è visto come l’oggetto luminoso al centro del cerchio di immagini. L’immagine del sole è stata scattata con il filtro più scuro della fotocamera (una banda di assorbimento del metano) e il minimo possibile esposizione (5 millesimi di secondo) onde evitare la saturazione del tubo vidicon della fotocamera. Il sole non appare grande visto dal Voyager, circa un quarantesimo del diametro di come si vede dalla Terra, ma è ancora quasi 8 milioni di volte più luminoso della stella più luminosa nel cielo terrestre, Sirio. I riquadri mostrano i pianeti ingranditi molte volte. Le immagini della Terra, Venere, Giove, Saturno, Urano e Nettuno compongono un mosaico a grandangolo. Jupiter è il più grande e appare ad una maggiore risoluzione, così come Saturno con i suoi anelli. Urano e Nettuno appaiono più grandi di quello che realmente sono per la “striscia” della loro immagine dovuta ad una lunga esposizione (15 secondi). Da Voyager 1 Terra e Venere appaiono come semplici punti di luce.