Si è concluso sabato scorso, a Napoli, il III Congresso Nazionale dedicato allo studio dei Gamma-ray Bursts. Organizzato dall’Osservatorio Astronomico di Capodimonte e di Brera dell’INAF che per tre giorni ha visto confrontarsi una quarantina di astrofisici provenienti da tutta Italia su uno dei temi “hot” della moderna astrofisica: le più grandi esplosioni cosmiche dopo il Big Bang.
I Lampi Gamma sono stati scoperti casualmente negli anni ‘60 da satelliti militari e la loro natura è rimasta un autentico mistero fino al 1997 quando il satellite italiano (a partecipazione olandese) Beppo-Sax contribuì – in sinergia con il follow-up da Terra – a chiarire la natura extragalattica di questo fenomeno.
Obiettivo del convegno fornire un quadro di insieme delle risultanze scientifiche fin qui ottenute, passando poi a discutere le osservazioni più recenti ottenute con altri satelliti, a partire dall’italianissimo Agile, agli americani SWIFT e Fermi con una consistente partecipazione italiana per finire con il veterano HETE-2, anch’esso con una partecipazione italiana.
Rispetto a 15 anni fa la comprensione del fenomeno dei Grb ha avuto un avanzamento esponenziale. È stata individuata la natura dei progenitori. Nel caso dei Lampi Gamma “lunghi” alcuni di loro si sono visti associati a Supernovae, cioè all’esplosione di stelle di 30-40 volte la massa del Sole. Nel caso dei Lampi Gamma “corti” si pensa siano dovuti alla coalescenza di oggetti compatti come stelle di Neutroni o Buchi Neri. Grandi progressi si sono registrati anche nello studio delle proprietà delle galassie ospiti, che oggi sappiamo essere – in media – galassie di piccola massa (sul tipo della Piccola Nube di Magellano) e caratterizzate da un’intensa attività di formazione stellare. Inoltre sono stati misurati, con diversi metodi, la frequenza di questi fenomeni, da 100 a 10.000 volte più rari delle “normali” esplosioni di Supernova.
“Tuttavia, spiega Massimo Della Valle, Direttore dell’Osservatorio Astronomico di Capodimonte dell’INAF, una buona metà degli interventi ha sottolineato la grande difficoltà che gli astronomi incontrano nello spiegare la natura del ‘motore centrale’ e dei meccanismi di emissione energetica, la classificazione tra GRBs corti e lunghi e l’esistenza di una ricchissima varietà fenomenologica tra gli eventi GRBs che mal si accorda con i tentativi di ‘semplificazione interpretativa’ (rasoio di Occam) tipica di alcuni aspetti della modellistica teorica”.
Metà dei partecipanti al convegno era costituito da giovani ricercatori, post-doc e PhD students che si sono confrontati per tre giorni – a volte in modo vivace seppur rispettoso – con colleghi più ‘senior’.
Il convegno è stato impreziosito dalla presenza di tre pionieri dello studio dei GRBs: Filippo Frontera, Enrico Costa e Graziella Pizzichini.