La sonda Huygens ha scavato un foro profondo 12 centimetri prima di rimbalzare su un superficie piana. E tutto questo nei primi 10 secondi dopo aver toccato il suolo di Titano, la luna più grande di Saturno. E’ questa la ricostruzione di come nel 2005 la sonda, lanciata con la missione Cassini (NASA/ESA/ASI) nel 1997, ha rimbalzato scivolato e oscillato poco dopo l’atterraggio.
A rivelarlo è uno studio pubblicato recentemente sulla rivista Planetary and Space Science, che ha ricostruito gli istanti immediatamente successivi all’arrivo. «Un picco nei dati dell’accelerazione suggerisce che durante la prima oscillazione la sonda probabilmente si sia scontrata con un sasso sporgente di circa 2 cm dalla superficie di Titano, che potrebbe aver spinto nel terreno, suggerendo che la superficie ha una consistenza morbida, simile alla sabbia umida», ha detto Stefan Schröder del Max Planck per la ricerca sul Sistema solare, autore principale dell’articolo pubblicato su “Planetary and Space Science” in cui viene presentata la ricostruzione dell’atterraggio. Dai dati raccolti in questi anni i ricercatori hanno visto inoltre che durante l’atterraggio si sono sollevati aerosol di natura organica, indicando che il suolo era probabilmente asciutto al momento dell’impatto.
La sonda dopo lo “scontro” con la roccia si è inclinata di circa 10 gradi ed è scivolata di 30-40 centimetri sulla superficie. La sonda non ha potuto che rallentare a causa dell’attrito con la superficie per poi oscillare avanti e indietro cinque volte.
Lo ricerca fornisce, quindi, nuove informazioni sulla natura della superficie di Titano. I dati sono stati confrontati con i risultati di simulazioni al computer e una prova di caduta, utilizzando un modello di Huygens progettato per replicare l’atterraggio.
«Questo studio — ha osservato Nicolas Altobelli dell’Esa — ci riporta indietro nel tempo al momento in cui Huygens ha toccano il mondo alieno più remoto su cui si sia mai posato una sonda»