Parliamo di Giove e della sua attitudine a “spazzare” via asteroidi, comete e altri copri minori che si schiantano periodicamente nell’atmosfera del pianeta gigante. Dalle osservazioni, si potrebbe dire che negli ultimi anni, Giove abbia incassato più colpi di quanti non ne fossero stati osservati in precedenza. Come testimonia l’immagine di oggi, realizzata in occasione del recente, spettacolare impatto del 10 settembre 2012.
Le due immagini sono state scattate a distanza di un giorno e in lunghezze d’onda diverse, per monitorare gli effetti dell’impatto sull’atmosfera del pianeta. L’immagine a sinistra è il fotogramma di un filmato realizzato il 10 settembre 2011 dall’astrofilo George Hall di Dallas, Texas, e successivamente elaborato da Ricardo Hueso dell’Università di Bilbao, Spagna. La fotografia è stata realizzata nel visibile con un filtro rosso. L’immagine a destra è stata invece realizzata il giorno successivo dal Telescopio Infrarosso delle Hawaii della NASA. Questa seconda fotografia è stata scattata nell’infrarosso e dimostra che non ci sono stati effetti duraturi nell’atmosfera del pianeta. Dall’osservazione dell’impatto e dei suoi effetti, gli scienziati pensano che l’oggetto che si è schiantato nell’atmosfera di Giove dovesse avere un diametro inferiore ai 15 metri.
Le testimonianze di impatti diventano di giorno in giorno più numerose, anche grazie al monitoraggio costante e in tempo reale che gli osservatori sono oggi in grado di garantire. Ma gli esempi non sono solo recenti e costellano la storia dell’astronomia. Solo per citarne alcuni, alla fine del Seicento Cassini seguì per 18 giorni la formazione e l’evoluzione di una macchia nell’atmosfera del pianeta, producendosi in un una serie di interessanti disegni, una delle prime testimonianze scientifiche del fenomeno. Risale invece al 1979 la prima fotografia dell’impatto di un meteoroide sul pianeta, ripreso dalla sonda Voyager1. Più recentemente, gli appassionati ricorderanno le sorti della cometa Shoemaker-Levy 9, che dopo essersi disgregata in ben 21 frammenti, tra il 16 ed il 22 luglio del 1994, precipita su Giove, seguita dai telescopi di tutto il mondo.
Giove è il pianeta caratterizzato dalla maggior frequenza di impatti, giustificando così il suo nickname di “spazzino del Sistema solare”. Studi recenti suggeriscono che impatti di oggetti tra 0,5 a 1 km di diametro avverrebbero ogni 50–350 anni. Impatti con oggetti più piccoli, con una frequenza anche maggiore. Alla base di questa caratteristica del pianeta gigante, possiamo identificare diversi motivi. Innanzitutto, Giove è il pianeta con massa più grande del Sistema solare e possiede dunque un importante campo gravitazionale che gli permette di catturare asteroidi, comete o altri oggetti nelle sua vicinanze. Oltre al fattore massa, la sua posizione, relativamente vicina al Sistema solare interno e in particolare alla fascia degli asteroidi, influenza il comportamento dinamico dei corpi minori. Recenti studi hanno evidenziato come questo effetto sia complesso e hanno quantificato come la presenza del pianeta modifichi la frequenza di impatto sulla Terra. Infine, Giove è in grado di catturare con una certa frequenza anche oggetti lontani, come comete inizialmente in orbita attorno al Sole, che possono così “tuffarsi” verso il Sistema solare interno e precipitare sul pianeta o su uno dei suoi satelliti. Dando così vita a catastrofici impatti che rappresentano anche preziose occasioni di studio e meravigliosi spettacoli astronomici.