Siamo abituati a pensare alle galassie come a grandi “isole” di stelle, gas e polvere. Ma i modelli teorici dell’astrofisica ci dicono che possono esistere anche altri tipi di galassie, prive di stelle e composte prevalentemente da gas denso. Per questo motivo, praticamente invisibili.
Recentemente, un gruppo di astronomi ha per la prima volta osservato galassie di questo tipo, osservando la luce fluorescente che proveniva dal loro gas (idrogeno), illuminato dalla luce ultravioletta di un quasar posto nelle vicinanze.
In un dibattito online sul sito della Kavli Foundation, alcuni dei protagonisti di questa osservazione si sono seduti a un tavolo per discutere le sue implicazioni e che ruolo potessero avere queste galassie oscure nell’Universo primordiale.
Martin Haehnelt del Kavli Institute for Cosmology dell’Università di Cambridge, membro del team scientifico che ha rilevato questo particolare tipo di galassie, ritiene che siano molto importanti per lo studio della nostra Via Lattea. “Pensiamo che il precursore della Via Lattea fosse una galassia brillante e molto più piccola, che in seguito si è fusa con le vicine galassie ‘oscure’. In questo modo si è formata la Via Lattea”.
Ma cosa sono esattamente le galassie oscure?
Secondo Haehnelt sarebbero composte da materia oscura e gas, ma per qualche motivo non sono state in grado di formare stelle. Inoltre secondo alcuni modelli teorici sembra che fossero molto comuni nell’Universo primordiale, quando le galassie avevano più difficoltà a formare le stelle, a causa della bassa densità del loro gas. Solo più tardi cominciarono a formarle, diventando ciò che vediamo oggi.
Un altro membro del team, Sebastiano Cantalupo dell’Università della California, ritiene che le galassie scure siano i mattoni delle galassie moderne. “Nella nostra attuale teoria sulla formazione delle galassie, pensiamo che le galassie grandi si siano formate dalla fusione di galassie più piccole. Le galassie scure portano alle grandi galassie molto gas, accelerando quindi la formazione stellare in quelle più grandi”.
Le tecniche utilizzate per rilevare le galassie scure possono anche fornire un nuovo modo per conoscere altri fenomeni dell’Universo, tra cui quello che alcuni chiamano la “rete cosmica”, filamenti invisibili di gas e materia oscura che dovrebbero permeare l’Universo, alimentando le galassie e gli ammassi di galassie in cui i filamenti si intersecano.
“Mi chiedo se possiamo davvero utilizzare questa tecnica per vedere l’emissione di gas filamentosi nella rete cosmica e se sì, quanto siamo prossimi a vederla?” ha chiesto un terzo membro del team, Simon Lilly del Politecnico federale di Zurigo, in Svizzera. “Credo che la scoperta delle galassie scure sia un passo significativo per raggiungere quest’obiettivo”.
Per saperne di più:
- Guarda la tavolta rotonda “Shining a light on dark galaxies” sul sito della Kavli Foundation