“Si regge su equilibri delicati”. Così l’attore regista Nanni Moretti si riferiva ad un noto dolce, il Mont Blanc. E forse così si riferirebbe alla Terra se dovesse considerare l’insieme di “coincidenze” che hanno fatto del nostro pianeta un corpo celeste che ospita forme di vita.
In effetti la Terra è uno dei quattro oggetti del nostro sistema solare (Venere, Marte e la luna di Saturno Titano gli altri) ad avere un’atmosfera ed è l’unico ad avere un’orbita intorno al Sole la cui distanza permette all’acqua di restare liquida. Poi può contare su un campo magnetico che la protegge dai raggi cosmici e su una tettonica a placche che dimostra la vitalità del suo “cuore” che nutre la superficie del pianeta.
Ma è un equilibrio assai più complesso e riguarda tutto il sistema solare. A febbraio abbiamo descritto un lavoro apparso su APJ (Astrophysical Journal) a firma di Diego Turrini dell’INAF-IAPS di Roma (vedi Media INAF), che ipotizzava come la nascita del gigante gassoso avesse impedito l’aggregazione della fascia di asteroidi, facendo da contrappeso al Sole, influendo così sulla formazione del sistema solare, ivi compresa la Terra.
Un nuovo studio, o meglio un nuovo modello descritto in un articolo che appare su Monthly Notices della Royal Astronomical Society, conferma il ruolo di Giove, ma anche che la sua “piccola” migrazione verso il Sole da una parte ha impedito che gli asteroidi formassero una nuovo pianeta, dall’altra ne ha permesso una parziale dispersione, facendo si che questi “fertilizzassero” il sistema e in particolare la Terra (portandovi acqua e, di quando in quando, provocando “shock evolutivi” che hanno costretto gli organismi viventi ad adattarsi e stimolato la comparsa di nuove specie) piuttosto che distruggerne le opportunità di vita con bombardamenti intensi e continui.
Gli autori, Rebecca Martin, borsista della NASA all’Università del Colorado a Boulder, e l’astronomo Mario Livio dello Space Telescope Science Institute di Baltimora, nel loro modello, hanno poi preso in considerazione il fatto che la cintura di asteroidi del nostro sistema solare è sulla “linea dei ghiacci” o della neve perenne (snow line), ovvero la distanza che impedisce all’acqua di mantenersi allo stato liquido. Per gli autori quindi diventa importante, per trovare un sistema planetario in cui vi possa essere una Terra, che questo sia caratterizzato dalla presenza di una consistente, ma non troppo, cintura di asteroidi sulla snow line e di un gigante gassoso che ne abbia permesso tale formazione migrando verso la sua stella, ma non in maniera tale da disperderla.
Insomma una combinazione di fattori non facile da trovare. Se infatti il loro modello sembra funzionare per quanto riguarda l’ipotesi che le cinture di asteroidi possa formarsi sulla snow line, dei 520 giganti gassosi osservati in altri sistemi planetari, solo 19 sono oltre la linea del ghiaccio e solo il 4% dei sistemi osservati potrebbe includere una cintura di asteroidi.
Ci reggiamo su equilibri delicati…