I record si sa, sono fatti per essere superati. Ed è ciò che è avvenuto anche in questa occasione, fatto salvo che il primato in questione è quello di essere la galassia più antica mai vista. Infatti se qualche settimana fa segnalavamo una ricerca basata sull’incrocio di dati ottenuti con i telescopi spaziali Spitzer e Hubble, alla quale avevano partecipato anche due ricercatori dell‘INAF, e che aveva portato all’individuazione di una galassia di appena 490 milioni di anni dal Big Bang, cioè “vecchia” di 13,2 miliardi di anni (vedi l’articolo su Media INAF), oggi segnaliamo che quella ricerca non è finita e che gli astronomi hanno ottenuto un altro risultato, spingendosi ancora più in là nel passato.
MACS0647-JD, questo il nome della galassia che si trova ad appena 420 milioni di anni dal Big Bang, cioè a 13.3 miliardi di anni luce da noi, una distanza che corrisponde, approssimativamente, ad un redshift pari a 11. Questa è l’ultima scoperta nell’ambito del progetto CLASH (Cluster Lensing And Supernova survey with Hubble) che utilizza i grandi ammassi di galassie per individuare galassie lontanissime sfruttando l’effetto della lente gravitazionale.
“Ci si aspetta di trovare occasionalmente una galassia lontana lontana – afferma Rychard Bouwens dell’università di Leiden in Olanda, coautore della ricerca – sfruttando l’immesso potere dell’effetto della lente gravitazionale, ma questo risultato ha sorpreso anche me e dice molto sulle potenzialità del porgetto CLASH”.
La gravità dell’ammasso rende l’immagine della galassia lontana più brillante, come una lente di ingrandimento. Ovviamente, per quanto possa apparire più luminosa si presenta come un piccolo punto nel ritratto che gli ha fatto Hubble.
“L’ammasso di galassie ha fatto ciò che nessun telescopio costruito dall’uomo avrebbe potuto fare – ha detto Marc Postman dello Space Telescope Science Institute (USA) e leader del Progetto CLASH -. L’oggetto è infatti così piccolo da far ipotizzare che sia nel momento della sua formazione iniziale come galassia. La sua ampiezza infatti è di appena 600 anni luce. La nostra galassia, la Via Lattea, ha un diametro di 150.000 anni luce. La massa stimata è appena dallo 0.1 all’1 per cento della massa delle stelle della Via Lattea.
“Questo oggetto – dice l’autore dello studio Dan Coe (Space Telescope Science Institute USA) – potrebbe essere uno dei molti elementi costitutivi delle galassie. Nel 13 miliardi di anni che lo attendono potrebbe avere dozzine, centinaia, migliaia di fusioni con altre galassie o frammenti di galassie.
La grande distanza, considerati i telescopi attualmente in uso, impedisce di effettuare una verifica spettroscopica per confermarne la datazione, anche se questo non impedisce di ritenere, per tutte le evidenze riscontate, che sia la galassia più lontana nel passato. Questa galassia sarà quasi certamente obiettivo primario del telescopio spaziale James Webb, il cui lancio è previsto nel 2018, e che sarà in grado di condurre una analisi spettroscopica e effettuare una misurazione definitiva della sua distanza, oltre a studiarne le sue proprietà in modo più dettagliato.