«PIÙ SÌ A CULTURA E SCIENZA»

Napolitano sceglie la ricerca

Il presidente Napolitano interviene agli Stati Generali della Cultura promossi dal Sole 24 Ore ricordando il valore e il significato dell'articolo 9 della Costituzione, spronando le istituzioni, inconsapevoli del patrimonio culturale e scientifico che ha il nostro paese. E fa un richiamo agli "oscuri estensori", incrostazioni burocratiche da cui bisogna liberarsi

     16/11/2012

Intervenendo ieri agli Stati Generali della Cultura, manifestazione promossa dal Sole 24 Ore e che si è svolta al Teatro Eliseo di Roma, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è intervenuto ricordando l’articolo 9 della Costituzione e quanto la cultura e la ricerca scientifica nel nostro paese soffrano di una annosa e ingiustificata mancanza di attenzione. Riportiamo di seguito alcuni stralci del suo, appassionato, intervento, quelli che più riguardano la ricerca scientifica, consigliando però di vederlo e ascoltarla per intero, con l’augurio che il suo ruolo non sia solo di tagliare nastri, come ha volto ribadire aprendo il suo discorso, ma anche quello di spronare le istituzioni politiche e parlamentari a fare delle scelte, a dire dei no, ma anche dei si. E da qui riprendiamo:
Io credo che debbano essere detti più si a tutto quello che riguarda la cultura, la scienza, la ricerca, la tutela e la valorizzazione del nostro patrimonio. Qualche punto specifico. Ritorno innanzitutto sulla ricerca scientifica di cui ho detto qualche giorno fa in occasione della giornata per la ricerca sul cancro. L’Italia ha in campi fondamentali della ricerca tradizioni e energie vive, dei talenti e un prestigio di cui molti, ad ogni livello della sfera istituzionale e nell’opinione diffusa, non si rendono conto.

Noi abbiamo dei tesori ignorati, delle capacità e un dinamismo di ricerca e di passione per la scienza che viene largamente ignorato. Io parlo di talenti che operano anche fuori dell’Italia [….] Vivono e operano servendo istituzioni di ricerca europee. A Ginevra ho incontrato centinaia di ricercatori italiani al CERN. All’Aja, all’ESTEC, al centro di scienze e tecnologie spaziali altre centinaia di italiani che sono andati lì anche poco dopo i venti anni, dopo aver preso la laurea o il dottorato e che sono chiusi tutti i giorni, dalla mattina alla sera, in luoghi che non sono Roma, che non sono belli come i luoghi italiani e che stano lì soltanto per la loro passione per la ricerca e per dare prestigio alla tradizione scientifica del nostro paese.

Questo è qualcosa che deve far riflettere profondamente e quando sentiamo dire anche aiutateci non solo finanziariamente… Questi sono centri finanziati dalle Istituzioni europee, i due che ho citato,  noi siamo tra i maggiori contributori, non lo dimentichiamo, diamo contributi per finanziare la ricerca spaziale o la ricerca del CERN. Però è giustissimo dire non basta solo questo. Occorre dell’altro. occorrono capacità operative e occorre liberarsi del peso delle procedure burocratiche e anche del peso crescente di una oramai impraticabile foresta legislativa […].

Mi domando come sia stato possibile, qualche tempo fa, che un oscuro estensore di norme abbia preteso di redigere una norma che prevedeva l’immediata soppressione di 12 istituti di ricerca. Il lavoro di questo signore è finito nel cestino, ma è una spia di cosa può significare la peggiore mentalità burocratica quando è chiamata a collaborare a scelte di governo che devono essere libere da queste incrostazioni.