Su di un lontano pianeta disperso nella galassia, molti ma molti anni fa è precipitata un’astronave carica di coloni terrestri. I discendenti di quegli uomini hanno sviluppato, sulla piccola isola sulla quale si sono ritrovati, una civiltà rurale che vive apparentemente in pace con se stessa, con la popolazione del luogo e con la rigogliosa natura che la circonda. Ma il naufragio di un misterioso personaggio sulle coste dell’isola sembra improvvisamente rendere reali le leggende riguardo una seconda astronave perduta, e due giovani, Jim e Rose, scopriranno le menzogne dei loro genitori e si ritroveranno proiettati in un’incredibile avventura che li porterà a svelare la vera origine di quel mondo sconosciuto…
Cosi la cosiddetta quarta di copertina dell’ultimo romanzo a fumetti della Sergio Bonelli Editore, il più importante editore di fumetti in Italia, con numerosi personaggi tra cui il fantascientifico Nathan Never. Qualche giorno addietro descrivevamo l’incontro, fumettistico, tra Superman, l’eroe a fumetti della Dc Comics con uno scienziato, grazie al quale riusciva a risalire alla posizione del suo pianeta natale, Kripton. Insomma un’incontro tra la fantasia e la scienza alla ricerca di una veridicità che rendi credibile l’immaginazione, senza però limitarla.
Una situazione analoga è quella descritta nella prefazione di questo romanzo a fumetti, Il pianeta perduto. Andrea Serra, uno dei principali autori della fortunata serie Nathan Never, narra del suo incontro con il disegnatore Paolo Bacilieri. Ma nel raccontare l’evoluzione del romanzo, Andrea Serra ci descrive la sua curiosità di sapere se il mondo da lui immaginato potesse davvero esistere. Un pianeta che orbita intorno alla sua stella madre mostrando sempre lo stesso lato (un po’ come la Luna con la Terra). E che ha produrre la notte su questo pianeta sia un pianeta compagno grande abbastanza da oscurare il loro sole per un lasso di tempo tale da definirsi notte.
Probabilmente molto astrofisici leggendo le condizioni date vorrebbero cimentarsi. C’è chi l’ha fatto. È Massimo Della Valle, direttore dell’Osservatorio Astronomico di Capodimonte dell’INAF, che, complice il Museo civico di Rovereto, è entrato in contatto con la Bonelli editore, per la felicità di Andrea Serra, come traspare nella sua prefazione. Quella che vi propongo di seguito è il testo redatto da Massimo Della Valle che è prensente nella prefazione del romanzo a fumetti.
Nel pensare al sistema solare che ospita la colonia terrestre, ho tenuto fermi due punti che mi sono piaciuti leggendo la parti di storia che avevo a disposizione e la descrizione che mi avete inviato: La “nuova Terra” , il pianeta Yird, che rivolge sempre la stessa faccia al suo sole; la possibilità di dare, comunque, ai coloni una notte “naturale”, una sorta di rievocazione della memoria terrestre.
Il primo aspetto è di agevole realizzazione. È sufficiente immaginare un pianeta che ruoti attorno al sua asse con un periodo uguale al periodo di rivoluzione attorno al sole. In breve, la durata dell’anno deve essere uguale a quella del giorno. Il moto di rivoluzione e di rotazione devono avvenire entrambi in senso antiorario (moto diretto) od orario (moto retrogrado).
Per creare una “notte” in modo naturale, l’eclissi totale di sole provocata da una luna orbitante attorno alla “nuova Terra” rappresenta una buona soluzione. Nel caso terrestre l’eclissi totale di Sole avviene quando la fase di novilunio avviene in prossimità dei “nodi” dell’orbita lunare, cioè vicino all’intersezione dell’orbita lunare con quella terrestre. Nel caso terrestre la massima durata della fase di totalità è di circa sette minuti. Noi abbiamo il problema di aumentare la durata della totalità dell’eclissi in modo da rendere almeno l’idea di “notte”.
La prima cosa da fare – rispetto alla configurazione terrestre- è quella di allontanare il Sole (per renderlo più piccolo rispetto al diametro apparente della “Luna”, ovvero, nella nostra avventura, del pianeta Scug). Poi dobbiamo rendere più grande la Luna nuova e avvicinarla alla Terra nuova, ma non troppo perché – causa la legge di Newton – se troppo vicina la Luna nuova tenderebbe a muoversi molto rapidamente sulla sua orbita vanificando sia il suo aumento di dimensioni (reali ed apparenti) che l’allontanamento del Sole dalla Terra nuova. Inoltre, se allontaniamo il Sole, dobbiamo aumentarne la massa (per renderlo più luminoso e non compromettere la “zona di abitabilità”, cioè l’area nella quale esistono le condizioni adatte ad ospitare vita di tipo “terrestre”) ma questo fatto ne fa aumentare il diametro in termini assoluti, aumentando anche le sue dimensioni apparenti.
Il problema quindi nasce dalla necessità di coniugare una lunghezza della notte superiore ai pochi minuti con una frequenza dell’alternanza giorno/notte che non sia troppo diversa dalla “memoria terrestre”. Purtroppo i due requisiti, per le ragioni illustrate sopra, si muovono in direzioni opposte.
Una soluzione potrebbe essere la seguente: prendiamo un Sole di 2 Masse solari (con un diametro di circa 1.7 diametri solari). Emetterebbe 10 volte più energia del Sole, quindi la fascia di abitabilità si estenderebbe a circa 3 UA (1 Unità Astronomica =150 milioni di km). Il suo diametro apparente sarebbe di circa 20 minuti primi. Il periodo orbitale (durata dell’anno) di Yird risulterebbe di circa 5 anni (“terrestri”). Quindi per realizzare la rotazione sincrona la durata della rotazione di Yird attorno al suo asse (durata del giorno) sarebbe di 5 anni (“terrestri”).
La configurazione Yird – Scug dovrebbe essere descritta come “pianeta doppio” piuttosto che pianeta-satellite. Nel nostro caso infatti le dimensioni di Yird e di Scug sono confrontabili. La nuova Terra ha un diametro di circa 24,000 km mentre la nuova Luna circa 12,000. Scug dista circa 200,000 km da Yird e compie un orbita completa in 3 giorni e mezzo (“terrestri”). Se i piani delle orbite sono complanari, avremo una eclisse totale ogni 3 giorni e mezzo con una fase di oscurità completa (una notte, quindi) di circa 50 minuti e una durata dei crepuscoli (alba e tramonto) di circa 5 min. In pratica circa un’ora di notte ogni 3 giorni e mezzo! (“terrestri”)
Yird ha mantenuto un’atmosfera, mentre Scug, formatosi per impatto di un grosso asteroide su Yird — mentre quel sistema solare stava nascendo — non è riuscita a mantenerla. Date la dimensioni e la vicinanza tra Terra e Luna “nuove”, le forze legate alle maree sono circa 300 volte più intense che sulla nostra, cara, vecchia Terra.
Inoltre, il fatto che metà di Yird rimanga perennemente nell’oscurità non compromette la possibilità che qualcuno possa abitare anche il suo lato “oscuro”. Certamente sarebbe la parte più fredda del pianeta, ma la presenza dell’atmosfera consentirebbe – seppure in condizioni ambientali simili a quelle osservate nell’inverno artico o antartico – una qualche forma di attività umana.
La risposta di Della Valle ovviamente non soddisfa la fantasia degli autori. Ma non è questo il problema. Questo non è il primo e non sarà l’ultimo momento in cui la narrativa e l’immaginazione cercano nella fisica e nelle leggi che regolano l’universo conforto alle loro idee. Ma questo non limita né uni né gli altri. D’altronde l’umanità se non avesse saputo o voluto sognare non sarebbe quella che è.