Il 5 ottobre 1995, Michel Mayor e Didier Queloz, dell’Osservatorio di Ginevra, annunciano di avere scoperto il primo pianeta extrasolare nella storia, di massa paragonabile a quella di Giove, attorno alla stella 51 Pegasi. Da allora sono stati individuati quasi mille pianeti extrasolari che orbitano intorno a stelle relativamente vicine a noi. Le tecniche usate sono diventate sempre più sofisticate e precise e si è riusciti ad osservare anche pianeti relativamente piccoli, della dimensione della Terra.
Nel marzo 2009 fu lanciato da Cape Canaveral il satellite Kepler realizzato dalla NASA con l’obiettivo di dare un grande impulso alla scoperta di pianeti extrasolari di dimensione terrestre. Nel giro di pochi anni la comprensione del nostro Universo è radicalmente cambiata. Kepler ha scoperto che è un’assoluta normalità che ci siano stelle circondate da pianeti, come nel caso del nostro sistema solare. Un anno fa gli scienziati che studiano i dati di Kepler hanno annunciato la scoperta del primo pianeta di dimensione terrestre che orbita intorno alla sua stella in una fascia considerata di abitabilità.
Secondo recenti valutazioni statistiche realizzate dallo Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics, il 17% delle stelle della nostra galassia ha un pianeta di una dimensione simile a quella della Terra che ci gira attorno. Considerando che la nostra galassia è popolata da circa cento miliardi di stelle, ciò significa che potrebbero esserci circa 17 miliardi di pianeti di dimensioni simili a quelle della Terra; alcuni di questi dovrebbero avere orbite molto vicine alle proprie stelle e, come nel caso di Mercurio per il nostro sistema solare, temperature superficiali molto elevate e acqua completamente evaporata. In queste condizioni la vita, così come noi la intendiamo, sembra sia molto difficile da essere generata. L’acqua allo stato liquido, in particolare, sembra sia un elemento fondamentale per la formazione di molecole complesse. Anche la presenza di un’atmosfera sembra essere cruciale per la nascita della vita, soprattutto ai fini di una efficace termoregolazione.
In ogni caso, se le statistiche sono corrette, nella sola nostra galassia, è possibile che ci sia un buon miliardo di pianeti extrasolari di dimensione terrestre nella fascia di abitabilità e quindi nelle condizioni di ospitare la vita. Un numero straordinariamente elevato che gli astronomi non immaginavano fino a pochi anni fa.
È mai possibile che con una tale quantità di pianeti simili alla Terra non ci siano vite extraterrestri in contatto con noi? Sì, è possibile, anzi direi estremamente probabile.
Bisogna ricordarsi che le distanze tra le stelle, anche quelle più vicine, sono straordinariamente elevate, dell’ordine dei milioni di miliardi o addirittura dei miliardi di miliardi di chilometri, e che non è possibile superare la velocità della luce, di soli trecentomila chilometri al secondo. Queste due condizioni non consentono di immaginarsi un contatto diretto e rendono letteralmente impossibile un viaggio interstellare, sia per noi sia per eventuali probabili extraterrestri.
L’altro limite fortissimo è la finestra temporale della nostra civiltà e, con tutta probabilità, anche di quella degli eventuali extraterrestri. Qualsiasi cosa nell’Universo nasce, vive e muore. Una stella, un pianeta, una specie animale, un essere umano, una civiltà. Tutto intorno a noi ha un ciclo che, necessariamente, termina con la morte o l’estinzione. Nel caso dell’Uomo, le prime tracce di ominidi risalgono a circa 2 milioni di anni fa ma quelle dell’homo sapiens moderno sono di 150 mila anni fa; il primo satellite artificiale realizzato dall’uomo ha lasciato la crosta terrestre poco più di cinquanta anni fa (Sputnik: 4 Ottobre 1957). In quanto tempo si estinguerà la nostra civiltà? Centomila anni? Difficile prevederlo ma sicuramente, se continueremo a gestire così male il nostro pianeta, anche molto prima. In un arco temporale così breve rispetto alla durata dell’Universo è praticamente impossibile, o per meglio dire altamente improbabile, che due civiltà nate casualmente su due pianeti nella nostra galassia si incontrino: avranno vissuto in finestre temporali differenti e non avranno avuto modo di scambiarsi neppure un messaggio. La sproporzione fra la dimensione spaziale e quella temporale dell’Universo era stata già colta da Enrico Fermi, il quale diede il nome a un paradosso riguardante la possibilità di stabilire dei contatti con entità aliene.
Eppure gli ufologi, senza portare alcuna prova certa, sostengono che ci sono stati già molti contatti con civiltà aliene e che sono stati fatti molti avvistamenti di oggetti non identificati, i cosiddetti UFO, che potrebbero essere navi spaziali provenienti chissà da quale pianeta lontano. A me sembra quanto meno bizzarro che una civiltà extraterrestre, dopo aver affrontato un viaggio massacrante durato forse molte decine di migliaia di anni, arrivi sulla Terra e non si palesi in maniera evidente. La verità è che non sono mai arrivati. E che le fantasie degli ufologi sono alimentate, come spesso accade, da una buona letteratura e filmografia di fantascienza. Cerchiamo però di non confondere la fantascienza con la scienza.
Questa confusione è addirittura recentemente approdata in Parlamento dove due nostri Onorevoli, Giuseppe Vatinno e Francesco Barbato, entrambi dell’Italia dei Valori, entrambi laureati ed il primo addirittura in Fisica, hanno presentato il 20 dicembre scorso una interrogazione a risposta scritta, pubblicata qui.
Il testo di questa interrogazione ha provocato molte reazioni tra la stampa scientifica (altra, vedi il settimanale OGGI, l’ha riportata per tale) perché fa riferimento a esempi e testimonianze che appartengono più alla civiltà degli ufologi che a quella degli scienziati. Rivolgendosi, infatti, ai Ministri della Difesa e degli Esteri italiani, i due deputati si rifanno ad una notizia, già da tempo smetita a tutti i livelli, che presso l’ONU sarebbe stato costituito un organismo denominato Unoosa diretto dall’astrofisica malese Mazlan Othman con il fine di accogliere gli extraterrestri. L’interrogazione cita il Premier russo Medvedev, sicuramente a conoscenza di segreti indicibili, già documentati dal film «Men in Black»! Non mancano riferimenti a Ronald Reagan, Winston Churchill, Jimmy Carter che, a detta degli interpellanti, hanno avuto frequenti contatti con gli extraterrestri o erano stati messi a conoscenza di nascoste verità da parte dei servizi segreti dei loro Paesi. Obbligatorio un riferimento all’Area 51 e al disco volante di Roswell. Insomma: un insieme di affermazioni non comprovate che si concludono con la domanda “se il Governo intenda reperire elementi anche sul piano internazionale sull’argomento esposto, come ad esempio l’esistenza dell’Area 51, se l’Italia disponga e dove di eventuali strutture delle Forze armate o di altri Corpi dello Stato dediti allo studio del fenomeno ufologico”.
Per le ragioni che ho spiegato all’inizio del mio articolo e per la grave situazione in cui versa l’Europa tutta, non riesco a immaginare parlamentari italiani occupati a prepararsi e preparare le Istituzioni all’arrivo degli alieni. Credo più semplicemente che questa lunga interpellanza sia stata scritta da qualche illustre studioso di UFO e che i parlamentari in questione l’abbiano presa, ingenuamente a mio dire, per buona.e
Insomma, dobbiamo farcene una ragione: nonostante i miliardi di Terre in giro per la nostra galassia (e chissà quante nelle altre galassie!), siamo con tutta probabilità destinati a essere civiltà isolate in un Universo smisuratamente grande.