Poco meno di 2 anni di osservazioni, oltre 160mila immagini a partire da questo primo scatto, per realizzare una mappa che copre la quasi totalità (il 99%) della superficie di Mercurio e fornisce importanti informazioni sulla composizione e sulla storia geologica del pianeta. Questo e molto altro, messo a disposizione online -e per i più tecnologici in una App- dal team della missione Messenger.
L’immagine di oggi è un fotogramma del filmato recentemente distribuito dalla NASA, in cui si può osservare la più aggiornata mappa della superficie di Mercurio realizzata finora, frutto delle fatiche della sonda Messenger, la prima missione ad orbitare intorno al misterioso pianeta e a identificare la presenza di ghiaccio d’acqua al Polo. La mappa copre il 99% della superficie con una risoluzione maggiore di 1 km per pixel ed è stata ottenuta dalla Wide Angle Camera (WAC), combinando immagini ottenute con otto diversi filtri.
I colori della mappa non sono realistici ma rappresentano la diversa riflettanza, nei vari punti, delle rocce del pianeta, una caratteristica fondamentale che indica quanto il materiale sia in grado di riflettere la luce che lo colpisce. Questa caratteristica dipende contemporaneamente dalla composizione del materiale e da quanto tempo il materiale stesso sia rimasto esposto in superficie, subendo per tempi più o meno lunghi i processi che ne causano l’annerimento. In altre parole, i falsi colori della mappa permettono di identificare rocce con diverse composizioni e con diverse storie geologiche.
Guardando l’immagine, in celeste chiarissimo o in bianco, è possibile identificare i raggi che si estendono intorno ai crateri più giovani, formati dal materiale “sparato” sulla superficie durante gli impatti più recenti. In celeste più scuro fino al blu, aree note come materiale “low-reflectance”, zone ricche in minerali dall’aspetto scuro ed opaco. Le aree marroni scuro sono immaginabili come vaste pianure formate da colate fluide di lava durante le eruzioni vulcaniche più lente, mentre le macchie di piccole dimensioni e di colore più aranciato che punteggiano la superficie, possono essere assimilate a eruzioni vulcaniche più esplosive. Infine, la grande macchia al centro verso l’alto del disco del pianeta, altro non è che l’enorme bacino da impatto Caloris, una delle zone più note e studiate del pianeta Mercurio, con la sua superficie interna pianeggiante, ricoperta da materiale vulcanico di recente formazione (link).
Per chi volesse seguire da vicino i prossimi step di questa missione, che si avvicina alla conclusione del suo secondo e ultimo anno di attività previsto finora, la NASA mette a disposizione vari strumenti online come una mappa interattiva per esplorare la superficie del pianeta o una APP, che permette di ricevere gli ultimi dati da Mercurio sul proprio cellulare.
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