Che il Sole sia un astro turbolento lo sappiamo bene, ma gli eventi che si verificano sulla sua superficie possono essere molto diversi. Alcuni sono costituiti da un “semplice” brillamento solare; altri mostrano un’espulsione aggiuntiva di materiale solare e prendono il nome di espulsioni di massa coronale (CME Coronal Mass Ejections); altri ancora producono una pioggia coronale, dovuta a strutture messe in movimento dalle variazioni nei campi magnetici che circondano il Sole.
Il 19 luglio 2012 (ma l’analisi dei dati relativi e il filmato che li rappresenta arrivano solo ora) un eruzione solare ha prodotto tutti e tre gli eventi, ed è stata catturata dalla sonda della NASA SDO (Solar Dynamics Observatory). Un brillamento solare moderatamente potente è esploso sulla parte in basso a destra del sole, provocando l’invio di luce e radiazioni; lo ha seguito un’espulsione di massa coronale diretta verso lo spazio esterno, con una conseguente pioggia coronale causata dai campi magnetici del Sole.
Nel corso del giorno successivo all’eruzione, il plasma incandescente si è raffreddato e condensato lungo i forti campi magnetici della regione solare. Questi campi magnetici sono invisibili, ma il plasma raffreddatosi è costretto a muoversi lungo le loro linee, mostrandone brillantemente i contorni a una lunghezza d’onda ultravioletta di 304 Angstrom, che evidenzia un materiale ad una temperatura di circa 50.000 Kelvin. Quindi il plasma agisce come un tracciante, aiutando gli scienziati ad osservare e studiare “la danza” dei campi magnetici sul sole. In alcuni settori sembra che i campi rientrino lentamente verso la superficie solare.
Il Sole comunque non dorme mai, e nemmeno lo fa SDO. Che negli ultimi giorni ha catturato anche altre immagini nella notte tra il 19 e il 20 febbraio 2013. Gli scienziati infatti hanno osservato la formazione di una enorme macchia solare cresciuta in meno di 48 ore. La macchia solare è grande oltre sei volte il diametro terrestre, ma la sua vera portata è difficile da valutare.
La macchia si è evoluta rapidamente in quella che si chiama una regione delta. Le zone più chiare intorno alle macchie solari mostrano, anche qui, campi magnetici che puntano nella direzione opposta rispetto a quelli della zona scura al centro. Questa è una configurazione abbastanza instabile, e gli scienziati pensano che possa portare a sua volta a esplosioni sotto forma di brillamenti solari.