DIDYMO L’OBIETTIVO DELLA SONDA ESA

I Gemelli di AIDA

La sonda dell'ESA AIDA, studiata per verificare gli effetti di una collisione mirata su un asteroide, ha ora un obiettivo: si tratta dell'asteroide binario Didymo, gemelli appunto, che nel 2022 si troverà a undici milioni di chilometri dalla Terra

     26/02/2013

 

AIDA_mission_concept_node_full_imageChe il monitoraggio dei NEO, i Near Earth Object, sia diventa  una delle priorità per le agenzie spaziali di tutto il mondo è cosa nota. L’aumentata capacità tecnologica di “scoprire” asteroidi sempre più piccoli per seguirne la traiettoria, ha evidenziato anche che il loro numero è molto maggiore di quanto inizialmente ipotizzato.

Il passaggio ravvicinato di 2012 DA14 e la caduta del meteorite in Russia, hanno ravvivato l’interesse verso un pericolo assai remoto ma che, se dovesse mai accadere nel periodo dell’esistenza umana sul nostro pianeta, potrebbe risultare esiziale per il genere umano.
Da qui la nascita di centri di monitoraggio in varie parti del pianeta (anche in Italia ne dovrebbe sorgere un secondo dopo quello di Pisa, tra i più rinomati al mondo)  e soprattutto la pianificazione di missioni che hanno l’obiettivo di ‘deflettere’ asteroidi potenzialmente pericolosi per il pianeta Terra.
È per esempio l’obiettivo della missione dell’Agenzia Spaziale Europea AIDA a cui è stato recentemente assegnato un obiettivo: l’asteroide Didymos (in greco gemelli).
La sonda dovrebbe intercettare l’asteroide quando si troverà ad una distanza di undici milioni di chilometri dal nostro pianeta nel 2022. Non è casuale il nome Didymo per questo asteroide, perché è un cosiddetto “binario”, due asteroidi in orbita tra di loro, il più grande  di circa 800 metri di diametro,  l’altro di circa 150 metri.
L’obiettivo di AIDA non è deviare questo asteroide binario, che non rappresenta un pericolo per la Terra, quanto piuttosto studiare il possibile comportamento di questo corpo celeste una volta colpito dalla sonda. Infatti AIDA è una doppia sonda, la prima dovrà schiantarsi, a più di 6 metri al secondo, contro il più piccolo dei due “gemelli”, mentre la seconda registrerà tutti i dati. Contemporaneamente a Terra i ricercatori dell’Asteroid Impact Monitoring (AIM) dell’ESA osserveranno la traiettoria dell’asteroide prima, durante e dopo l’impatto.
Insomma si tratta di una missione che permetterà di meglio conoscere il comportamento di un asterodie una volta colpito, mettendo tali esperienze a frutto per occasioni più stringenti per il nostro pianeta. Non solo, ma l’effetto della collisione può essere paragonato a quello che produrrebbe un detrito spaziale urtando contro un satellite. Questo metterà nelle condizioni di conoscere gli effetti di tale collisioni e quindi di mitigarli.