Abell 68 è uno di quegli ammassi di galassie che aumentano notevolmente la potenza di Hubble, capace grazie al loro contributo di osservare lontanissime e deboli galassie che altrimenti gli sarebbero invisibili. Questo grazie all’ effetto di lente gravitazionale, per cui un ammasso gravitazione di tale entità incurva la luce quando vi passa attraverso, formando una sorta di lente che permette di vedere distintamente oltre, nonostante questo ammasso sia già di suo situato a due miliardi di anni luce di distanza.
L’effetto collaterale è che questo distorce molto l’immagine (in questo caso ripresa con la Wide Field Camera 3 nell’infrarosso) così da creare molte false immagini (spesso distorte) delle galassie che ne fanno parte, e solo l’occhio esperto di un astronomo può comprendere quali tra queste luci siano vere, cioè corrispondano esattamente all’oggetto osservato.
Ad esempio in alto a sinistra (poco sopra quella brillante galassia ellittica) è possibile vedere una galassia a spirale così deformata da apparire come un “marzianino” di un videogioco famoso alla fine degli ’70, Space Invaders. Ma non è altro che la stessa galassia che appare, assai più normale più o meno sulla stessa linea, verso il bordo sinistro della foto, questa volta a sinistra della galassia ellittica.
Anche se le immagini sono fortemente distorte il fenomeno della lente gravitazionale è uno strumento utilissimo per gli astronomi che si occupano dell’origine e dell’evoluzione dell’Universo: i cosmologi.
Un’altra caratteristica dell’immagine che vale la pena sottolineare, anche se non ha nulla a che fare con l’effetto lente gravitazione, è la galassia in alto a destra che sembra perdere del liquido viola: è il cosiddetto ram pressure stripping. Cioè le nubi di gas all’interno della galassia vengono strappate via e si infiammano quando la galassia passa attraverso una regione di denso gas intergalattico.