Su Marte in passato c’era un ambiente favorevole ad ospitare la vita, a permettere l’esistenza di microrganismi: con questa scoperta il rover Curiosity della Nasa centra uno dei principali obiettivi della sua missione. Il prossimo passo del rover, arrivato su Marte nell’agosto del 2012, sarà andare a caccia di composti organici. Questo quanto annunciato dal Jet Propulsion Laboratory della NASA, dove si trova il centro di controllo della missione, dopo che è stato analizzato il primo campione di materiali prelevati perforando una roccia di Marte.
A John Brucato astrofisico e esobiologo dell’INAF – Osservatorio Astrofisico di Arcetri abbiamo chiesto di commentare l’annuncio.
È un risultato che aspettavamo, uno degli obiettivi di Curiosity. La regione dove si trova il rover della NASA è un cratere dove si pensa nel passato vi sia stata acqua, lo sbocco di un fiume. Questa prima analisi del terreno sembra confermare l’ipotesi che in questo luogo possano esservi state le condizioni per lo sviluppo della vita. Il rover curiosity ha infatti riscontrato tracce di ossigeno, idrogeno, fosforo, azoto e il carbonio, quei mattoncini base per la vita così come noi la conosciamo sulla Terra.
La NASA ha parlato di zone non ossidate. Qual è il significato?
La superficie di Marte è caratterizzata dal perclorato che ha un forte potere ossidante, impedisce reazioni chimiche del carbonio, ad esempio. Trovare una zona dove non vi siano condizioni estreme di ossidazione, come anche di acidità, salinità, calore, situazioni che anche sulla Terra non sono favorevoli alla vita, significa trovare situazioni più favorevoli per la vita stessa, come appunto appare la zona che sta esplorando Curiosity. Un ruolo altrettanto importante lo ha l’argilla, presente nella zona, perché i silicati ivi contenuti possono aver avuto un ruolo catalizzatore.
Gli scienziati della NASA hanno annucniato che il prossimo obiettivo è trovare microrganismi e sembrano fiduciosi. Una fiducia ragionevole?
A dire il vero mi sembra un po’ azzardato pensarlo. Molto lo sperano, ma secondo noi bisogna scendere un po’ più in profondità per avere la possibilità di trovare microrganismi. Bisognerà probabilmente attendere la missione europea Exomars per avere questa risposta. Il rover dell’ESA può infatti analizzare il sottosuolo marziano fino a due metri di profondità, mentre Curiosity si ferma a pochi centimetri, troppo pochi probabilmente per questa scoperta.