UNA RARISSIMA FOTO DI GRUPPO

Tre quasar a braccetto

Un team di giovani ricercatori italiani ha individuato un sistema di 3 quasar a 9 miliardi di anni luce dalla Terra. E' estremamente raro osservare questi oggetti, dalla vita mediamente breve, in formazione. Sembra che i tre quasar siano nati dallo scontro di grandi aloni di materia oscura, dovuti a galassie che sono entrate in collisione.

     13/03/2013
Credit: Emanuele Paolo Farina

Credit: Emanuele Paolo Farina

Per la seconda volta in assoluto dal 2007, tre giovani ricercatori italiani dell’Università dell’Insurbia, Emanuele Farina (29 anni), Carmen Montuori (27 anni), Roberto Decarli (31 anni) e Michele Fumagalli (28 anni), della Princeton University, hanno scoperto un tripletto di quasar, ossia un sistema di tre buchi neri supermassivi vicinissimi tra loro.

La scoperta è straordinaria perché è  raro avvistare tre quasar così vicini: la possibilità è di  una su un miliardo. Lo studio dal titolo “Caught in the Act: Discovery of a Physical Quasar Triplet” verrà pubblicato su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society do Oxford.

Cosa sono i quasar? Sono degli oggetti molto distanti da noi e che emettono  un’energia talmente potente da superare di gran lunga quella di molte galassie. Si trovano al centro delle galassie e e si pensa che il motore che li alimenta sia un buco nero super massiccio. Quando i quasar formano un sistema, questi sono tenuti insieme dalla gravità. In questo caso potrebbero essere il risultato di una collisione di galassie.

È molto difficile osservare un sistema a tre quasar: il team guidato da Farina è stato capace di individuare questa struttura, chiamata QQQ J1519+0627, situata 9 miliardi di anni luce dalla Terra e risalente a quando l’Universo aveva solo un terzo della sua età attuale.

«Esiste un enorme catalogo del cielo, lo Sloan Digital Sky Survey, che permette di avere immagini in 5 bande di un quarto del cielo. Andando a vedere il colore degli oggetti, ovvero le emissioni delle bande di questi oggetti, è possibile scegliere i migliori candidati a essere catalogati come quasar. Quindi analizzando lo spettro di luce proveniente da questi oggetti abbiamo effettivamente capito che si trattava di quasar, anzi di un tripletto», ha spiegato a MediaInaf Farina, primo autore dello studio.

Farina spiega che i sistemi multipli «si formano per via gerarchica; le grandi masse di materia oscura  si scontrano, diventando sempre più grandi e formando gli attuali cluster. In questo caso il sistema è il risultato dell’interazione di tre grossi aloni di materia oscura che si stanno scontrando».

Farina conferma che è improbabile l’esistenza di altri sistemi simili o addirittura di sistemi con più di tre quasar: «Già tre è un evento eccezionale, perché il nocciolo della questione è che i quasar hanno una vita molto breve, nell’ordine del milione di anni. In questo caso ne abbiamo trovati tre attivi nello stesso momento», fenomeno raro in cui non è facile imbattersi.

Due dei quasar si trovano a una distanza più ravvicinata rispetto all’altro: il sistema potrebbe essere stato innescato dall’interazione dei due quasar adiacenti, continua Farina. «I due più vicini stanno interagendo fra di loro formando una coppia. L’altro oggetto sembra si stia avvicinando alla coppia per interagire. I tre sono comunque abbastanza vicini da farci pensare che facciano parte della stessa struttura ancora invia di formazione».

Grazie ai risultati ottenuti da questo studio, i ricercatori potranno approfondire le ricerche sui quasar: «Non si sa bene come si accendono questi oggetti – conclude Farina – ma è possibile che negli scontri tra galassie si verifica la caduta di materiale verso la zona centrale che provoca l’accensione dei quasar».

Questa ricerca si è basata sulle osservazioni raccolte a La Silla con il New Technology Telescope dello European Southern Observatory (ESO) e al Calar Alto Observatory con il telescopio 3.5m del Centro Astronomico Hispano Aleman.