Non si annuncia davvero facile la vita della sonda New Horizons, spedita dalla NASA nel 2006 alla volta di Plutone. Quando partì per andare a studiare quello che allora era considerato il pianeta più esterno del Sistema Solare (poi sarebbe stato degradato a pianeta nano) si sapeva poco di eventuali satelliti che avrebbe potuto trovare in orbita attorno al corpo principale. Ora sappiamo per certo che sono ben cinque le lune di Plutone: Charon, P4, Nix, Hydra e P5, l’ultima, scoperta lo scorso anno, cosa che ha già costretto i tecnici della NASA a mettersi al lavoro per ridisegnare in parte la traiettoria della sonda. Ma ora una simulazione al computer curata da Scott Kanyon dello Smithsonian Observatory e Benjamin Bromley dell’Università dello Utah, arriva a ipotizzare che attorno a Plutone ci siano 10 o più altre minuscole lune non ancora individuate.
La simulazione aveva lo scopo principale di capire come si siano formate le cinque lune di Plutone già note. L’idea è che all’inizio della sua storia Plutone si sia ritrovato circondato da una nube di polveri, dovuta forse a una collisione con Charon, la sua luna più grande. Le altre quattro lune si sarebbero formate poi dall’aggregazione progressiva di frammenti. La simulazione però, una volta “settata” per produrre le lune conosciute, ha dato come risultato anche la formazione di un’altra flottiglia di minilune, con diametri da 1 a 4 km circa. Potrebbero essere fino a 10, appunto. Le lune già scoperte, infatti, funzionano probabilmente a loro volta da generatori di frammenti, andando a scontrarsi ogni tanto con oggetti della cintura di Kuiper e immettendo così nuovi corpi nell’orbita di Plutone.
Impossibile vedere queste lune da Terra, viste le loro piccole dimensioni. New Horizon potrebbe individuarne alcune durante il suo avvicinamento a Plutone, ma la maggior parte verrebbero scoperte solo quando la sonda raggiungerà il pianetino, nel 2015. Se davvero il conto totale dei satelliti arrivasse a 15, sarebbe di certo necessario qualche aggiustamento alla traiettoria della sonda. “Abbiamo un Piano B pronto, in caso trovassimo molti detriti in orbita attorno a Plutone” spiega Dale Cruishank, che lavora per il team di New Horizons al Nasa Ames Research Center.
Lo studio, sottomesso a The Astronomical Journal, è accessibile su arxiv.
Per saperne di più
- Leggi lo studio “The Formation on Pluto’s Low Mass Satellites“