httpvh://youtu.be/GGPG4xvI328
Che il Sole si stia avvicinando al suo picco di undicennale attività è cosa che abbiamo detto tante volte, come tante volte abbiamo ribadito come questo non rappresenti una novità nella storia del nostro pianeta e come, grazie alla magnetosfera, la Terra ci difenda dai possibili effetti dell’attività solare. Effetti che comunque possono verificarsi sulle trasmissioni satellitari.
Non è stato il caso della Coronal Mass Ejection (CME) registrata Il 15 marzo scorso diretta verso la Terra e che ha raggiunto tre giorni dopo. Secondo i modelli creati grazie alle osservazioni del Solar Terrestrial Relations Observatory (STEREO)della NASA e della missione ESA/NASA SOHO (Solar and Heliospheric Observatory) la CME avrebbe raggiunto i 900 km al secondo, una velocità abbastanza sostenuta, ma non tale da creare problemi, se non assai lievi, alle comunicazioni sul nostro pianeta.
Gli stessi modelli però sottolineano che l’evento potrebbe coinvolgere i satelliti Spitzer e Messenger e l’informazione è stata trasmessa ai loro operatori di missione. La situazione comunque non è preoccupante, si tratta di monitorare l’elettronica dei computer di bordo, che potrebbe essere interessata.
Da non confondere con un brillamento solare, la Coronal Mass Ejection è un fenomeno solare in grado di inviare le particelle solari nello spazio e di raggiungere la Terra da uno a tre giorno dopo. Questi eventi potrebbero causare una tempesta geomagnetica, quando interagiscono a lungo con la magnetosfera, la “bolla” magnetica che circonda il pianeta e ci fa da scudo, rendendo anche per questo il nostro pianeta abitabile. In generale le tempeste geomagnetiche causate dalle CME come questa sono stati di solito di lieve o media forza.
Sono queste stesse tempeste che producono le spettacolari aurore polari.