Una supergigante blu, nata e cresciuta in un ambiente davvero estremo. L’hanno scoperta due astronomi orientali, Youichi Ohyama (Istituto di Astronomia e Astrofisica, Academia Sinica di Taiwan) e Ananda Hota (UM-DAE Centro di Eccellenza nelle scienze di base, India). Più di 55 milioni di anni fa, la stella è nata in un ambiente estremamente selvaggio, circondata da plasma molto caldo (un milione di gradi centigradi) e da venti che soffiano a circa quattro milioni di chilometri all’ora.
La ricerca che utilizza il telescopio Subaru, il Canada-France-Hawaii-Telescope (CFHT) e il Galaxy Evolution Explorer (GALEX) della NASA ha rivelato immagini senza precedenti del processo di formazione stellare in questo contesto intergalattico e ha gettato le basi per future indagini di un modo di formazione stellare forse del tutto nuovo, sicuramente differente rispetto a quello della Via Lattea.
Circa un migliaio di galassie risiedono in un cluster formato anche da grandi quantità di materia oscura e da un plasma ad una temperatura di milioni di gradi. L’ammasso della Vergine, il più vicino ammasso di galassie situate a circa 55 milioni di anni luce dalla Terra nella costellazione della Vergine, è un laboratorio ideale per studiare il destino dei gas strappati dal corpo principale delle galassie. Ohyama e Hota si sono concentrati su IC 3418, una piccola galassia che sta cadendo nell’ammasso della Vergine alla velocità di circa un migliaio di chilometri al secondo. Mentre passava attraverso l’ammasso, il gas freddo strappatole via ha formato una scia di 55.500 anni luce che assomiglia molto al sentiero di vapore acqueo rilasciato da un jet supersonico. Il plasma bollente circonda la scia di IC 3418, e non è chiaro se le nubi di gas freddo siano destinate a vaporizzarsi ( un po’ come l’acqua spruzzata su di una padella calda) o si condenseranno per formare nuove stelle. L’immagine ultravioletta di GALEX mostra che nuove stelle massicce si formano lungo quel percorso. Questo processo non è conforme alla formazione di stelle nella nostra galassia, in cui le stelle massicce si sviluppano in gruppi all’interno di vivai stellari racchiusi da gigantesche nubi fredde di gas molecolari.
Durante le sue rilevazioni Ohyama ha visto un minuscolo punto di luce nella scia di IC 3418 che lo ha insospettito. La spettroscopia di quel puntino effettuata con la Camera Faint Object Subaru Telescope e Spectrograph (FOCAS) ha rivelato qualcosa di sorprendente. Ohyama ricorda: “Quando ho visto lo spettro ero molto perplesso, dato che non somigliava a nulla che avessi visto fin ad ora”. Mancavano infatti i tipici segni rivelatori di una regione di formazione stellare. Confrontando le emissioni da stelle vicine, i ricercatori hanno chiarito che si tratta di una stella di grande massa, in una fase conosciuta come stella supergigante blu e presto dovrà andare incontro alla sua morte per esplosione come una supernova.
Spiega ancora Ohyama: “Se le nostre interpretazioni sono corrette, questa è probabilmente la stella più lontana mai scoperta con l’osservazione spettroscopica. L’abbiamo osservata solo per una frazione della notte con il telescopio Subaru da 8,2 metri, ma con i telescopi molto più grandi in programma per il futuro c’è un grande potenziale per espandere la ricerca”.