Quest’anno, gli astronomi di tutto il mondo hanno celebrato il 50 ° anniversario dell’astronomia X e pochi oggetti illustrano meglio l’evoluzione del settore come i resti della supernova conosciuta come SN 1006.
Quando apparve per la prima volta nei cieli era il 1 maggio 1006, e apparve molto più luminosa di Venere e visibile anche durante il giorno per settimane. Gli astronomi in Cina, Giappone, Europa e in tutto il mondo arabo, documentarono questa vista spettacolare. Con l’avvento dell’era spaziale nel 1960 la scienza è stata in grado di superare, nello studio degli astri, le limitazioni imposte allora dall’atmosfera e SN 1006 è stata una delle fonti più deboli rilevata dalla prima generazione di satelliti per astronomia X.
Oggi il Chandra X-ray Observatory della NASA ci offre una nuova immagine di questa supernova, distante 7000 anni luce dalla Terra, molto dettagliata ottenuta con la sovrapposizione di dieci diversi puntamenti che mostrano come l’esplosione della nana bianca scagli i suoi resti a diverse velocità. In questa nuova immagine le emissioni X a bassa, media e alta energia sono rispettivamente di colore rosso, verde e blu.
L’immagine ottenuta con Chandra fornisce una nuova visione della natura di SN1006, che è il residuo di una cosiddetta supernova di tipo Ia. Questa classe di supernova avviene o quando una nana bianca assorbe una stella compagna fino ad esplodere o quando si fondono due nane bianche. Conoscere e capire le supernove di tipo Ia è particolarmente importante perché gli astronomi usano le osservazioni di queste esplosioni in galassie lontane, come pietre miliari per segnare l’espansione dell’Universo.
La nuova immagine SN 1006 rappresenta ancora la mappa più spazialmente dettagliata del materiale espulso durante l’esplosione di una supernova del tipo Ia. Esaminando i diversi elementi che caratterizzano i suoi resti – come il silicio, ossigeno e magnesio – i ricercatori potrebbero essere in grado ricostruire come apparisse la stella prima della sua esplosione e in che ordine gli strati della stella vennero espulsi, creando così solidi modelli teorici per l’esplosione.
Gli scienziati sono anche in grado di studiare quanto velocemente i diversi materiali si stiano allontanando dalla esplosione originale. I più veloci viaggiano a circa 18 milioni kilometri all’ora, mentre quelli in altri settori stanno muovendosi ad una velocità di circa 10 milioni di kilometri l’ora. SN 1006 si trova a circa 7.000 anni luce dalla Terra. Questi risultati sono stati presentati in un convegno sulle Alte Energie della Divisione Astrofisica dell’American Astronomical Society a Monterey, in Canada.