Per la prima volta è stata osservata una “macchina del tempo” cosmica, sottoforma di un lampo gamma migliaia di volte più potente rispetto a quelli osservati nelle “vicinanze” del Sistema solare. “Può essere considerata una macchina del tempo perché lampi gamma così potenti vengono di norma osservati a distanze cosmologiche quando l’universo era ancora giovane. La loro luce ha viaggiato anche 13 miliardi di anni prima di essere catturata dai nostri telescopi” ha spiegato il direttore dell’Osservatorio di Capodimonte dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), Massimo Della Valle, a margine del congresso della Società Astronomica Italiana (SAIt) in corso a Bologna. “Ma non è stato questo il caso di GRB 130427A, esploso a una distanza quasi 10 volte inferiore”.
A far scattare l’allerta è stato il telescopio spaziale Fermi della NASA, al quale l’Italia partecipa con INAF, Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) e Agenzia Spaziale Italiana (ASI). Il burst, osservato anche da Swift (un satellite dedicato allo studio dei Lampi Gamma, con una importante partecipazione italiana) ha immediatamente attivato i telescopi terrestri e messo in fermento la comunità internazionale degli astronomi, per l’enorme potenza e la relativa vicinanza del fenomeno (vedi l’articolo su Media INAF).
“Poter osservare un fenomeno del genere è stato un autentico colpo di fortuna”, ha detto ancora Della Valle. “Finora – ha proseguito – non era mai accaduto che un lampo gamma potente come quelli che vengono osservati nell’universo lontano esplodesse fuori dalla porta di casa. L’evento è stato inaspettato, ma non ci ha colto di sorpresa, infatti un team dell’INAF lo sta osservando con il Very Large Telescope (VLT), il grande telescopio di 8 metri e mezzo di diametro dell’Osservatorio Europeo Meridionale (ESO), dislocato nel deserto di Atacama in Cile”.
La scommessa adesso è riuscire a comprendere l’origine del fenomeno. Le osservazioni degli ultimi 10 anni hanno dimostrato che i Gamma-ray Burst di lunga durata (fino a qualche migliaio di secondi) e intrinsecamente deboli, sono prodotti nell’esplosione di una supernova e dal buco nero che si viene a formare. Per quelli più potenti a causa dell’estrema distanza non mai è stato possibile osservare l’eventuale supernova progenitrice. Se nei prossimi giorni riusciremo ad osservare la Supernova eventualmente associata a GRB 130427A, potremo arrivare ad una conclusione di grande importanza: tutti i GRB (di lunga durata) indipendentemente dal fatto che siano intrinsecamente deboli o luminosissimi, hanno un’origine comune.
Al congresso è stata inoltre presentata un’ipotesi dal direttore del Centro Internazionale per l’Astrofisica Relativistica (ICRA), Remo Ruffini. Molte delle stelle vivono in compagnia, almeno il 50% appartengono a sistemi binari. Secondo Ruffini la vicinanza di questo GRB permetterà di verificare un possibile modello, nel quale il sistema binario è inizialmente composto da due stelle massicce. Secondo Ruffini la prima stella, esaurito il suo combustibile nucleare, esplode come supernova, mentre le sue parti centrali, collassando, creano una stella di neutroni. La seconda stella, meno massiccia, esplode anch’essa in un lasso di tempo più lungo e gli strati esterni espulsi investiranno la stella di neutroni provocandone il collasso in un buco nero ed emettendo un lampo gamma. Nel frattempo il core della stella esplosa come Supernova collassa in una stella di neutroni.
Questo processo ipotetico porterebbe quindi alla fine a creare un buco nero, un GRB e una stella di neutroni.