Il telescopio ALMA (Atacama Large Millimeter/submillimeter Array), ha individuato alcune delle più distanti galassie attive nel nostro Universo. Il team di ricercatori si è servito del cosiddetto effetto della lente gravitazionale, un effetto in cui la luce di una galassia distante è deviato dall’influenza gravitazionale di una galassia più vicina a chi osserva, che agisce come una lente e fa apparire la galassia più grande e più luminosa. Affinché il gioco riesca è necessario che la galassia più distante sia quasi perfettamente situata dietro la “galassia lente”. L’osservazione di tale fenomeno è per questo molto rara.
Yashar Hezaveh, tra gli autori degli articoli pubblicati su Nature e su The Astrophysical Journal, ha spiegato che questo effetto “permette di misurare la distribuzione della materia oscura nelle galassie nel dettaglio. Questi tipi di studi in precedenza sono stati possibili solo a lunghezze d’onda nella luce visibile con il telescopio spaziale Hubble, ma ora i nostri risultati dimostrano che, grazie ad ALMA, gli studi sulla lente gravitazionale sono entrati in una nuova fase”.
In passato solo poche galassie erano state studiate a lunghezze d’onda submillimetriche. “Le nuove osservazioni ad alta risoluzione di ALMA hanno permesso di studiare decine di sistemi simili”, ha affermato Gil Holder, co-autore della ricerca.
Il gruppo internazionale di ricercatori ha individuato queste galassie esplorando una vasta area del cielo con il South Pole Telescope (SPT), un radiotelescopio di 10 metri situato proprio in Antartide. Solo in un secondo momento è stato usato ALMA per ottenere immagini a più alta risoluzione, confermando che la luce delle galassie è stata distorta in base alla teoria delle lenti gravitazionali.
Le galassie sono poi state nuovamente osservate con ALMA per misurare la luce emessa dalle molecole di monossido di carbonio nelle galassie, e da questa risalire alla loro distanza. Gli astronomi hanno scoperto che molte di queste galassie si trovano a una distanza maggiore rispetto a quanto immaginato: la luce delle molecole ha impiegato più di 12 miliardi di anni per raggiungerci.
Dai dati analizzati si evince che alcune delle galassie attive più distanti brillano quasi come 40 milioni di stelle simili al Sole e producono nuove stelle a un ritmo di 4000 stelle all’anno. L’attività di produzione stellare sembra sia cominciata molto presto, circa un miliardo di anni dopo il Big Bang. La nostra galassia non regge minimamente il confronto, producendo una media di una stella simile al Sole all’anno. L’obiettivo del team di ricerca è capire proprio il segreto della grande attività di formazione stellare, rispondendo anche ad alcune domande anche sulla formazione della Via Lattea.
Per saperne di più:
- Leggi l’articolo su Nature: Dusty starburst galaxies in the early Universe as revealed by gravitational lensing, di J. D. Vieira, D. P. Marrone, S. C. Chapman, C. De Breuck, Y. D. Hezaveh e al.
- Leggi l’articolo su The Astrophysical Journal: ALMAobservations of SPT-discovered, strongly lensed, dusty, star-forming galaxies, di Y. D. Hezaveh, D. P. Marrone, C. D. Fassnacht, J. S. Spilker, J. D. Vieira e al.