A guardarla da lontano, Dione è una delle palline da golf che orbitano attorno a Saturno. Interamente avvolta da una coltre ghiacciata, pare impossibile che questa luna da mille chilometri abbondanti di diametro possa far altro che girare attorno al suo pianeta. Eppure le immagini raccolte a distanza ravvicinata dalla sonda Cassini della NASA lasciano ben pochi dubbi: c’è stata un’epoca in cui Dione era geologicamente attiva. Un’epoca che potrebbe non essere ancora terminata.
Gli indizi principali giungono dalla morfologia delle “Dorsa del Gianicolo” (Janiculum Dorsa). Qui il colle romano non c’entra nulla: si tratta d’una caratteristica conformazione geologica – circa 800 km d’estensione per 2 km d’altezza – che sfregia il volto della luna. Nelle immagini raccolte da Cassini, la crosta di quest’ultima sembra come arricciarsi, quasi per mezzo chilometro, sotto le pendici delle dorsa. «La flessione della crosta sotto Janiculum Dorsa ci fa supporre che, in passato, la superficie ghiacciata fosse calda», spiega Noah Hammond, della Brown University, primo autore dello studio pubblicato lo scorso marzo sulla rivista Icarus. «E il modo migliore per spiegare la presenza di quel calore è ipotizzare che, all’epoca della formazione della crosta, al di sotto della superficie di Dione vi fosse un oceano».
La presenza d’un oceano sub-superficiale non sarebbe certo una novità, fra le lune dei giganti gassosi del Sistema solare. Da tempo si ritiene che ne nascondano uno sia la luna di Giove Europa sia altre due lune di Saturno: Titano ed Encelado. Quanto a Dione, le immagini appena raccolte non sono che l’ultimo d’una serie d’indizi – tutti collezionati dalla sonda Cassini – a sostegno d’un’attività in corso sotto la superficie della luna. A partire dal debole flusso di particelle rilevato dal magnetometro di bordo, fino ai segni di antiche fratture simili a quelle, osservate di recente su Encelado, dalle quali si sollevano pennacchi di ghiaccio e particelle organiche.
Certo, se venisse confermata l’esistenza d’un oceano anche sotto la superficie d’un mondo apparentemente così arido e privo di sorprese qual è Dione, l’inventario dei luoghi del Sistema solare potenzialmente in grado d’ospitare i mattoni della vita s’allungherebbe parecchio. Forse fino a comprendere, si augurano gli scienziati, persino sfere gelide come i due mondi nani Cerere e Plutone, che nel 2015 riceveranno rispettivamente la visita delle sonde NASA Dawn e New Horizons.
Per saperne di più:
- Leggi su Icarus l’articolo “Flexure on Dione: Investigating subsurface structure and thermal history“, di N.P. Hammond C.B. Phillips, F. Nimmo e S.A. Kattenhorn