Giugno è alle porte e anche quest’anno ad Arcetri tornano le Notti d’estate, una serie di iniziative tra teatro, letture incontri, cinema, cene e osservazioni al Teatro del cielo. Si parte il 4 giugno prossimo alle ore 21 con “Dal Big Bang all’uomo in 6 immagini”, spettacolo teatrale di e con l’astrofisico Amedeo Balbi e lo scrittore Antonio Pascale in cui il duo intreccia un racconto a due voci che ci porta dall’origine dell’Universo fino ai nostri giorni. Il filo conduttore sono sei immagini: sei icone che rappresentano altrettanti punti di svolta nell’evoluzione fisica del cosmo e nell’evoluzione culturale della specie umana. Dal Big Bang alle pitture rupestri, dalla nascita e morte delle stelle al sorgere del pensiero razionale e scientifico, dall’arrivo delle prime molecole organiche sulla Terra al progresso tecnologico: una narrazione ricca di suggestioni scientifiche, intellettuali e artistiche, per mostrare che la specie Homo Sapiens è legata più di quanto si pensi all’universo e alla sua storia, ma è allo stesso tempo in grado, grazie alla ragione, alla cultura e alla tecnica, di orientare il cammino della sua evoluzione e della sua felicità.
Per saperne di più su questo spettacolo abbiamo rivolto alcune domande ad Amedeo Balbi .
Che cosa ti ha spinto a scrivere “Dal Big Bang all’uomo in 6 immagini”?
In realtà si tratta di una conferenza/spettacolo nata assieme a Antonio Pascale, scrittore, autore teatrale, molto attento alla scienza e alle sue ripercussioni (contrariamente alla maggior parte degli intellettuali italiani, aggiungo io). Ci conosciamo e frequentiamo da un po’, e dalle nostre conversazioni è venuta fuori l’idea di raccontare una storia lunghissima, che va dal big bang fino all’origine della nostra civiltà, usando sei immagini che ci sembravano particolarmente rappresentative. Sei grandi balzi per coprire un cammino di quasi quattordici miliardi di anni, in cui l’evoluzione dell’universo si intreccia con l’evoluzione culturale dell’umanità.
Nasce subito come pièce teatrale?
Be’, definirla pièce teatrale mi sembra fin troppo ambizioso: si tratta di un racconto a due voci, in cui ognuno di noi racconta un pezzo della storia, alternandosi sul palco. Le immagini e la musica aggiungono suggestione, ma lo spettacolo è al 90% basato sulla parola. Abbiamo pensato fin dall’inizio che questo potesse essere un modo interessante e relativamente poco esplorato per raccontare una storia del genere, un po’ nello stile delle conferenze TED che hanno avuto un grande successo negli ultimi anni.
Fare l’attore di sé stessi divulgando la scienza non rischia di essere presuntuoso?
Spero di no, in realtà né io né Antonio siamo attori: siamo solo noi stessi che raccontiamo, come abbiamo fatto tante altre volte nelle conferenze o nelle presentazioni con il pubblico. Credo che il punto di forza di una cosa del genere sia proprio questa, quella di essere noi stessi, di mettere la nostra credibilità e la nostra voce personale in quello che raccontiamo.
Per divulgare la scienza è imprescindibile essere seri?
Secondo me bisogna distinguere tra il tono e il contenuto. Il tono può – e in molti casi deve – essere leggero. Si può sdrammatizzare, trovare una chiave che faccia sentire le persone coinvolte. Il contenuto, invece, deve essere serio, assolutamente rigoroso e a prova di errore, per quanto possibile.
Ingresso gratuito su prenotazione
Per prenotare, scrivere a:
nottidestate@arcetri.astro.it
o telefonare al numero 055/2752244
Dal lunedì al venerdì ore 10-12
Maggiori informazioni su www.arcetri.astro.it