Si potrebbe dire che la scienza si nasconde nei dettagli. Lo dimostra questa recente immagine realizzata dalla sonda Cassini di uno degli anelli più flebili del pianeta Saturno, in cui i protagonisti sono le opalescenti particelle che formano il fantomatico anello D, ma anche alcuni segni verticali che rigano in modo parallelo e a prima vista misterioso la struttura. Dei segni dall’apparenza innocua, ma la cui esistenza può essere spiegata solo comprendendo a fondo come l’immagine sia stata realizzata.
Per tutti quelli che non riescono a immaginare altra spiegazione che dei pixel difettosi nella camera, iniziamo con il dire che l’immagine è stata catturata il 2 aprile 2013, mentre la Cassini distava 510000 Km da Saturno e puntava la sua Narrow Angle Camera, perfettamente funzionante, verso la parte illuminata degli anelli del pianeta, inquadrandoli da circa 8 gradi al di sopra del loro piano. Nella scala dell’immagine, ogni pixel mostra oggetti di circa 3km. Le strutture ben riconoscibili dell’immagine sono due degli anelli del pianeta, l’anello C (la striscia più luminosa sulla sinistra) e il fiochissimo e quasi invisibile anello D (sulla destra), il più misterioso tra quelli che circondano Saturno.
L’anello D è il più interno del sistema che circonda il pianeta ed è etremamente tenue in termini di luminosità. Ha una forma irregolare che cambia continuamente nel tempo, in cui sono visibili gli effetti di urti interni e altri fenomeni gravitazionali. La struttura assume le sembianze di una spirale corrugata in verticale, come la superficie del mare increspata da onde a ritmo crescente, che gli scienziati tengono d’occhio e continuano a studiare in dettaglio. Una struttura dai meccanismi fisici interessanti ma che, nella sua complessità, non permette di spiegare in alcun modo le strane righe parallele osservabili nell’immagine.
Spiegare queste misteriose presenze è molto più semplice di quanto non sembri e basta una semplice analogia con la vita quotidiana. Per questo, basta ricordare l’ultima volta in cui si è tentato di fotografare di sera e quanto, in queste situazioni, il soggetto debba rimanere molto più fermo che d’abitudine. Il motivo è che, in condizioni di poca illuminazione, è necessario realizzare delle immagini a lunga esposizione per raccogliere il più luce possibile dal soggetto.
Esattamente la situazione del fioco Anello D, inquadrato dalla camera della Cassini per tempi sufficientemente lunghi da poter catturare la poca luce emessa dalle sue particelle. Ovviamente, perché l’immagine non risultasse mossa, la sonda Cassini e il pianeta Saturno sono dovuti rimanere immobili uno rispetto all’altro durante la realizzazione della foto stessa, muovendosi quindi in modo sincronizzato.
A questo punto risulta chiaro che i misteriosi segni verticali che rigano l’immagine altro non sono che le strisce lasciate sulla fotografia dalle stelle sul fondo del cielo che si intravedono tra la polvere dell’anello, e che risultano apparentemente in moto rispetto al sistema formato dalla camera con il pianeta. Insomma, una prova tangibile delle mille difficoltà incontrate e superate nel realizzare una “semplice” immagine spaziale.