La presenza di un enorme buco nero al centro di quasi tutte le galassie è un dato di fatto, come che questi oggetti compatti crescono attirando materia dai dintorni e creando, in questo processo, gli oggetti più energetici di tutto l’Universo: i nuclei galattici attivi (o AGN dall’inglese Active Galactic Nuclei). Le regioni centrali di queste brillanti centrali energetiche sono circondate da ciambelle di polvere cosmica trascinata dallo spazio circostante, in modo simile a come si formano i piccoli vortici d’acqua nello scarico di un lavandino.
Se però si pensava che la maggior parte dell’elevata radiazione infrarossa proveniente dagli AGN avesse origine in queste ciambelle, le nuove osservazioni della vicina galassia attiva NGC 3783, che hanno sfruttato la potenza dell’Interferometro del VLT (VLTI) dell’Osservatorio del Paranal dell’ESO in Cile, hanno sorpreso gli astronomi. Anche se la polvere calda – da 700 a 1000 gradi centigradi – forma un toroide come previsto, ci sono enormi quantità di polvere più fredda al di sopra e al di sotto di questo toro principale.
Come spiega Sebastian Hönig (University of California Santa Barbara, USA e Christian-Albrechts-Universität zu Kiel, Germania), primo autore dell’articolo, “questa è la prima volta in cui siamo stati in grado di combinare osservazioni dettagliate nel medio infrarosso della polvere fredda, a temperatura ambiente, che circonda l’AGN con osservazioni altrettanto dettagliate della polvere molto calda. Questo è anche il campione più grande finora pubblicato di osservazioni interferometriche infrarosse di un AGN”. La polvere appena scoperta forma un vento freddo che si allontana dal buco nero. Questo vento deve svolgere un ruolo importante nella complessa relazione tra il buco nero e il suo ambiente. Il buco nero alimenta il suo appetito insaziabile con il materiale che lo circonda, ma la radiazione intensa che produce sembra soffiare via il materiale. Non è chiaro ancora come questi due processi funzionino insieme e permettano ai buchi neri supermassicci di crescere ed evolvere all’interno delle galassie, ma la presenza di un vento di polvere aggiunge un nuovo tassello al rompicapo.
Hönig conclude: “Non vedo l’ora che arrivi MATISSE, che ci permetterà di combinare tutti e quattro i telescopi (UT) del VLT e osservare simultaneamente nell’infrarosso vicino e medio – dandoci così dati molto più dettagliati”. MATISSE, uno strumento di seconda generazione per il VLTI, è attualmente in costruzione.
Guarda il servizio video su INAF-TV: