Abbiamo ancora negli occhi la Super Luna, lo straordinario spettacolo celeste causato dalla coincidenza della fase di Luna piena con il raggiungimento del perigeo (il punto dell’orbita lunare più vicino alla Terra). Quale occasione migliore per tirar fuori dal cassetto della NASA una insolita immagine astronomica che mette insieme gli scorci montuosi del nostro satellite con i panorami infuocati del Sole. A parte la bellezza, un’immagine dal valore scientifico non trascurabile: parliamo di una inquadratura che non potrebbe mai essere realizzata da un singolo occhio -o strumento spaziale-, per quanto potente e puntato nella giusta direzione. Perché per mettere insieme questa, che sembra solo una insolita curiosità astronomica, è stato indispensabile combinare i dati di ben due tra le principali missioni spaziali della NASA attualmente operative.
L’immagine ha come soggetto il transito della Luna davanti al disco del Sole fotografato dal Solar Dynamics Observatory il 7 ottobre 2010. Un fenomeno in realtà non così raro, ripreso da SDO 2 o 3 volte l’anno. Ovviamente, nelle immagini originali realizzate in queste situazioni (vedi qui a sinistra) sono sempre invisibili i dettagli della superficie lunare, il cui disco compare come un buco scuro nella luminosità del Sole, nero come la pece. Esattamente come il volto privo di dettagli di una persona in una fotografia scattata in pieno controluce. Per realizzare l’immagine finale, era quindi necessario in qualche modo sovrapporre allo scatto originale una seconda immagine, con i rilievi illuminati della Luna.
Ovviamente l’operazione è più complessa di quello che può sembrare a prima vista: come ricavare una fotografia del disco lunare come avrebbe potuto essere visto in quell’esatto momento e da quella precisa posizione, se diversamente illuminato? La soluzione l’ha fornita il dettagliatissimo modello digitale 3D del nostro satellite realizzato con i dati del NASA’s Lunar Reconnaissance Orbiter. Un modello ricavato dalle misure raccolte negli anni di missione, così preciso da poter essere usato per riprodurre una immagine virtuale del disco lunare, ripresa da qualsiasi punto di vista (leggi questo articolo media INAF). Per assicurarsi che l’immagine coincidesse esattamente con l’ombra scura che si stagliava sul disco solare fotografata da SDO, è stato necessario osservare con estrema precisione il bordo del disco nero per riconoscere i rilievi topografici del nostro satellite e avere così un numero sufficiente di punti di riferimento (vedi immagine qui sotto).
Un lavoro di grande precisione, svolto dai team di due missioni, che ha permesso la produzione di una singola immagine, meravigliosa nella sua semplicità, ma che in realtà combina il meglio di due mondi.