Hanno la pelle dura, quei due pianeti scovati da Soren Maiborn dell’Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics e daii suoi colleghi usando il telescopio spaziale Kepler. Orbitano attorno a una stella che fa parte dell’ammasso aperto NGC 6811, e sono i primi pianeti scoperti con il metodo del transito (lo studio delle minieclissi causate dal passaggio del pianeta davanti alla sua stella) attorno a stelle che facciano parte di ammassi di questo tipo.
Un ammasso stellare è un ambiente decisamente turbolento e sulla carta poco adatto alla formazione di pianeti. Ogni volta che le stelle al suo interno passano una vicina all’altra, la loro gravità può mandare in pezzi i dischi protoplanetari da cui si formano i pianeti, e l’intensa luce ultravioletta proveniente dalle giovani stelle può spazzare via la nuvola di gas e polvere che è alla base dei sistemi planetari. Più è denso l’ammasso, più sono forti questi effetti.
Per questo si dubitava che la presenza di pianeti negli ammassi (dove risiede la grande maggioranza delle stelle) potesse essere più che un’eccezione. Finora, su 850 esopianeti conosciuti, solo 4 si trovavano all’interno di ammassi.
Ma Maiborn, sfruttando la grande precisione dei dati di Kepler, ha trovato questi due pianeti su un campione di appena 377 stelle. Segno che la reale abbondanza di pianeti negli ammassi potrebbe essere molto più grande. Lo studio è pubblicato su Nature.
L’ammasso NGC 6811 è oggi piuttosto piccolo, ma deve aver contenute molte più stelle in passato (la sua età stimata è di un miliardo di anni circa). Allora le condizioni dovevano essere molto più ostili, con molti incontri ravvicinati fra stelle e molta evaporazione delle nuvole in cui si formavano le stelle stesse. Probabilmente si sono verificate anche diverse esplosioni di supernovae, durante la formazione di questi due pianeti, che hanno dimensioni pari a 2,8 e 2,9 volte il raggio terrestre. Il fatto che i due pianeti siano sopravvissuti nonostante tutto ci dice che il processo di formazione planetaria è molto robusto, e che le probabilità per un pianeta di svilupparsi all’interno di un ammasso stellare non sono significativamente più basse rispetto a quanto avviene al di fuori. La maggior parte delle stelle, peraltro, si formano in ammassi più piccoli e più tranquilli di come era NGC 6811 all’inizio della sua storia. Quindi non ci sarebbe più motivo di pensare che gli ammassi stellari non siano un buon posto dove cercare esopianeti.