Rivoluzione in arrivo per le stime di massa delle galassie a spirale? A quanto pare la risposta è affermativa: i nuovi valori saranno tutti, e di parecchio, con il segno ‘più’. Ne sono convinti John Stocke (professore della Università del Colorado a Boulder) e i suoi collaboratori, che hanno presentato ieri a Edimburgo, in Scozia, i risultati del loro ultimo studio sull’argomento in occasione della conferenza “Intergalactic Interactions”. Risultati ottenuti grazie alle indagini con lo spettrografo COS (Cosmic Origins Spectrograph) a bordo del telescopio spaziale Hubble, che ha osservato la presenza di un esteso alone di gas attorno alle galassie a spirale, in grado di raggiungere dimensioni anche di un milione di anni luce. Per paragone, il diametro della Via Lattea è di circa 100.000 anni luce.
Ma qual’è l’origine di questa smisurata coltre che avvolge le galassie? Secondo i ricercatori il gas proviene dalle esplosioni di supernova che avvengono all’interno delle galassie e che proiettano al loro esterno grandi quantità di materia. “Questo gas si accumula e poi viene riciclato in questi estesi aloni, per poi ricadere all’interno delle galassie, alimentando un nuovo ciclo di formazione stellare” spiega Stoke.
I valori in gioco delle masse di gas sono enormi e, sorprendentemente, comparabili a quelli di tutte le stelle che popolano le rispettive galassie. Per ottenere questi risultati, il team di ricercatori ha sfruttato la luce dei quasar più remoti, analizzandone il comportamento della componente ultravioletta nel suo passaggio attraverso il gas degli aloni nelle galassie più vicine, poste lungo la nostra linea di vista. La luce raccolta dallo spettrografo porta con sé le tracce delle interazioni avute lungo il suo cammino con il gas degli aloni e, una volta scomposta, ne rivela informazioni fondamentali come la loro temperatura, la loro densità, velocità, distanza e composizione chimica.
“Gli studi su questo gas ‘circumgalattico’ stanno muovendo solo ora i primi passi” commenta Michael Shull, anch’egli professore dell’Università del Colorado, che ha partecipato allo studio. “Considerando però che COS dovrebbe continuare a rimanere attivo per almeno altri cinque anni, dovremmo essere in grado di confermare i risultati che emergono da queste prime indagini, ottenere nuovi e più affidabili risultati e analizzare altre galassie a spirali nell’universo”.