E pensare che doveva funzionare solo per due anni e mezzo. Invece è rimasto in servizio per oltre dieci anni GALEX (Galaxy Evolution Explorer), il piccolo satellite della NASA per lo studio della formazione stellare che è andato finalmente in pensione pochi giorni fa. I suoi strumenti sono stati spenti attorno alle 9 di sera (ora italiana) del 28 giugno, ponendo fine a una missione scientifica che ha superato anche le più rosee aspettative. GALEX rimarrà ora in orbita per almeno 65 anni, prima di cadere verso la Terra e bruciare al contatto con l’atmosfera.
Lanciato alla fine di Aprile del 2003, Galex aveva il compito di mappare l’emissione ultravioletta da centinaia di migliaia di galassie, e determinare per ognuna di esse la distanza dalla Terra e soprattutto il tasso di formazione stellare al suo interno. Studiando galassie risalenti fino a 5 miliardi di anni fa, la missione ha dato un importante contributo ai modelli di evoluzione delle galassie stesse, e alla comprensione di come cambiano i processi di formazione stellare nel corso della loro vita. Tra i suoi risultati più importanti, la scoperta di una “coda” (simile a quella delle comete) dietro a una stella di nome Mira che si muove ad alta velocità; l’osservazione di un buco nero nel momento esatto in cui inghiotte una stella; la scoperta di un anello mancante nell’evoluzione delle galassie, ovvero di galassie “adolescenti”, in transizione da quelle giovani a quelle vecchie; e importanti conferme sulla natura dell’energia oscura. La missione iniziale di GALEX era di soli 28 mesi, ma il suo perfetto funzionamento ha portato la NASA a prolungare tre volte la missione. I dati relativi all’ultimo anno di missione (in cui il satellite era stato “prestato” dalla NASA al California Institute of Technology) devono ancora essere pubblicati.