Anche il Sole ha i suoi tsunami, che però poco hanno a che fare con quelli, altrettanto catastrofici, che avvengono sulla Terra. Gli tsunami di cui stiamo parlando sono dei veri e propri sconvolgimenti nell’atmosfera della nostra stella che si verificano quando il Sole produce delle enormi esplosioni che rilasciano nello spazio smisurate bolle di plasma: le emissioni di massa coronale (coronal mass ejection, CME). Queste enormi strutture, che si propagano con velocità di milioni di chilometri all’ora, sono studiate e seguite con grande attenzione dagli astrofisici in quanto, se nel loro viaggio incrociassero la Terra, potrebbero crearci più di qualche problema. Ne risentirebbero sicuramente i nostri sistemi di telecomunicazione, con interruzioni nelle trasmissioni associate a danni più o meno gravi ai satelliti in orbita e, nei casi peggiori, perfino black-out nelle reti di distribuzioni elettriche alle elevate latitudini e rischi per la salute degli astronauti che si trovassero al di fuori della protezione dell’atmosfera.
Studiando due di questi eventi, occorsi il 12 giugno 2010 e il 16 febbraio 2011, un gruppo di ricercatori guidato da David Long, del Mullard Space Science Laboratory nel Regno Unito è riuscito a misurare un importante parametro legato all’attività della nostra stella, ovvero l’intensità del campo magnetico nella corona solare. Un po’ come avviene sulla Terra, la forma degli tsunami solari viene alterata dall’ambiente nel quale si propagano. E come le onde sonore viaggiano più velocemente nell’acqua che nell’aria, così il plasma eruttato dal Sole viaggia più rapidamente nelle regioni con un campo magnetico più intenso. Dall’analisi combinata dei dati raccolti dal Solar Dynamics Observatory della NASA e dal satellite giapponese Hinode, i ricercatori sono riusciti con questa tecnica a dimostrare che “l’atmosfera solare possiede un campo magnetico circa dieci volte più debole di quella di un tipico magnete delle calamite decorative che si attaccano sulle ante o sui fianchi dei frigoriferi”, come spiega Long, primo autore di un articolo in pubblicazione sulla rivista Solar Physics.
Un risultato importante quello ottenuto dai ricercatori, in quanto il campo magnetico solare è piuttosto difficile da misurare partendo dalle osservazioni degli archi coronali o di altre strutture nell’atmosfera della nostra stella e una sua stima può essere ottenuta utilizzando complesse simulazioni al computer. “Via via che la nostra dipendenza dalla tecnologia cresce, capire come avvengono e si propagano queste eruzioni ci aiuterà molto a proteggerci dagli effetti negativi dell’attività solare” conclude Long.
Per saperne di più:
-l’articolo Measuring the Magnetic Field Strength of the Quiet Solar Corona Using “EIT Waves” di David M. Long, David R. Williams, Stéphane Régnier, Louise K. Harra in pubblicazione sulla rivista Solar Physics