Il satellite Reuven Ramaty High Energy Solar Spectroscopic Imager (RHESSI) e la sonda Solar Dynamics Observatory (SDO) della NASA hanno osservato nel dettaglio il fenomeno di riconnessione magnetica, alla base di ogni deflagrazione sul Sole, come i brillamenti solari e le espulsioni di massa coronale.
Si tratta di un processo dinamico che converte l’energia magnetica in altre forme e quindi anche in calore. Nell’immagine si nota che le linee del campo magnetico nell’atmosfera solare si incontrano, si rompono cambiando direzione e rilasciando una scossa di energia magnetica.
Gli esperti stanno studiando questo fenomeno per cercare di fornire un preavviso ai meteorologi spaziali perché i brillamenti e le esplosioni solari causano spesso problemi ai satelliti nelle vicinanze della Terra e interferenze nelle comunicazioni radio. Un compito per niente agevole poiché i campi magnetici sono invisibili. Per ottenere immagini come quella sopra gli scienziati utilizzano diverse simulazioni computerizzate combinate.
Yang Su, esperto di fisica solare dell’Università di Graz in Austria, e la sua squadra hanno realizzato un importante passo in avanti per comprendere il fenomeno della riconnessione magnetica solare in uno studio pubblicato il 14 luglio su Nature. Anche se le linee del campo magnetico sono invisibili, convogliano particelle cariche (plasma) a scorrere per tutta la loro lunghezza. Il plasma è quindi un tracciante del campo magnetico ed è visibile anche ai telescopi orbitanti sotto forma di linee luminose che si muovono sinuose nell’atmosfera solare.
Studiando una serie di immagini prese in occasione di un brillamento avvenuto il 17 agosto 2011, Su ha notato due gruppi di linee magnetiche muoversi l’una verso l’altra per formare una sorta di “x” per poi separarsi in una nuova serie di linee prendendo direzioni opposte. Ovviamente le immagini a disposizione degli esperti sono bidimensionali, ma osservazioni più attente hanno aiutato Su e il suo team a capire cosa stesse accadendo.
Per confermare la loro tesi gli scienziati sono passati ad analizzare i dati dello stesso evento provenienti da una seconda sonda, la RHESSI, i cui spettrogrammi evidenziano dove si concentra maggiormente il materiale più caldo sul Sole. In particolare, la sonda ha catturato la presenza di diversi agglomerati di materiale super caldo proprio al di sopra e al di sotto sotto del punto di riconnessione.
Su ha detto che “è la prima volta che questo fenomeno viene osservato in maniera così dettagliata, grazie all’alta qualità dei dati dell’SDO. Le riprese supportano visivamente in modo completo lo scenario della riconnesisone magnetica”. Lo studio di questi complessi fenomeni, nonostante questo successo, ha ancora molto da rivelare agli astrofisici, che aspettano con ansia il 2014, quando verrà lanciato in orbita il Magnetospheric Multiscale (MMS), una flotta di 4 sonde che saranno in grado analizzare con estrema accuratezza i fenomeni di riconnessione magnetica anche sulla Terra proprio nel momento in cui si verificheranno.
Per saperne di più:
- Leggi lo studio su Nature: Imaging coronal magnetic-field reconnection in a solar flare, di Yang Su et al.