E se la cosiddetta fascia di abilità di un pianeta andasse spostata un po’ più in là? È quanto ipotizzano alcuni ricercatori dell’Università di Washington e dell’Università di Victoria, che hanno pubblicato uno studio su Nature Geoscience. L’equipe ha provato che non è difficile, come si riteneva in passato, che un pianeta extrasolare possa raggiungere la fase del surriscaldamento globale (quella del runaway greenhouse, dell’effetto serra fuori controllo come sul pianeta Venere) e che quindi sia necessario effettuare nuovamente i calcoli sullacosiddetta fascia di abitabilità, che potrebbe essere più stretta di quanto si possa pensare.
Il processo di “effetto serra incontrollato” ha origine nei pianeti rocciosi che si trovano nella fascia abitabile di una stella, come il Sole, dove l’acqua rimane allo stato liquido. Quei pianeti, come la Terra, dove è più probabile trovare forme di vita. Grazie a dei nuovi modelli computerizzati, l’equipe di ricercatori guidata da Colin Goldblatt e Tyler Robinson ha trovato una soglia di radiazione termica inferiore rispetto a quanto dimostrato in precedenza, e ciò sta a significare che il processo di surriscaldamento potrebbe avvenire in maniera più rapida di quanto stimato finora.
L’effetto serra, come sappiamo, è un effetto benefico dovuto alla opacità dell’anidride carbonica ai raggi solari infrarossi che, dopo essere deflessi al suolo, invece di perdersi nello spazio, vengono trattenuti in atmosfera, e quindi anche il calore solare viene trattenuto. Se non ci fosse l’anidride carbonica in atmosfera a mezzogiorno la temperatura sarebbe di qualche grado sotto lo zero e l’acqua ghiaccerebbe. Quando il calore su un pianeta diventa incontrollato, però, si passa alla fase del surriscaldamento: il pianeta assorbe più energia solare di quanto i delicati meccanismi di regolazione dell’equilibrio termico possano controllare. Di conseguenza, come alcuni ipotizzano stia avvenendo sulla Terra, il pianeta si riscalda più del normale, gli oceani cominciano a evaporare riempiendo l’atmosfera di vapore acqueo, che lo renderebbe estremamente inospitale, come, ad esempio, Venere.
Studi successivi permetteranno agli esperti di determinare, quindi, con precisione l’inizio e fine della zona abitabile, ricalcolando nuovamente con dettaglio il numero di pianeti da annoverare tra quelli possibilmente abitabili.
I dati ottenuti da questa ricerca si applicano anche al pianeta Terra. Se il Sole continuasse ad aumentare il calore emesso il nostro pianeta diverrebbe decisamente inospitale. Ma ciò, assicurano gli esperti, se dovesse accadere sarebbero comunque passati un miliardo di anni e mezzo da ora. “insomma il futuro della Terra – chiosano gli autori – potrebbe essere uguale al passato di Venere”.