Al momento, il buco nero al centro della nostra galassia è un tipo piuttosto tranquillo. Ma due milioni di anni fa si produsse in un’esplosione così devastante che i suoi effetti si sentono ancora, e a 200.000 anni luce di distanza. Lo sostiene uno studio dell’Università di Sidney e in corso di pubblicazione su The Astrophysical Journal, in cui Joss Bland-Hawthorn e i suoi colleghi hanno studiato un filamento di gas di idrogeno chiamato “corrente magellanica”, che sembra “scorrere” dietro alle Nubi di Magellano, le due piccole galassie satelliti della nostra.
Proprio uno strano bagliore osservato in quel filamento sarebbe, secondo i ricercatori, la prova “fossile” di quella grande esplosione. Che sia avvenuta, gli astronomi lo sospettano in realtà da molto tempo. La regione attorno al buco nero Sagittarius A*, che sta al cuore della nostra galassia, emette radiazione in molte lunghezze d’onda (radio, infrarosso, ultravioletto, X e gamma) ma è tutto sommato piuttosto quieto. Ci sono molti indizi, percò, che nel suo passato ci sia stata almeno una grande esplosione, causata (così prevedono le teorie, d’altronde) dalla caduta di nuvole di gas sul disco di materia ad altissime temperature che ruota vorticosamente attorno al buco nero. In particolare, il satellite Fermi aveva individuato nel 2010 due “bolle” di gas caldo che si estendono dal centro della galassia verso la periferia, e i calcoli al computer avevano suggerito che fossero il risultato di un’esplosione avvenuta negli ultimi milioni di anni dalle parte di Sgr A*.
Bland-Hawthorn si interessava da tempo al “misterioso” bagliore ultravioletto che si osserva nella corrente magellanica. La radiazione emessa dalle stelle della galassia non è sufficiente a spiegarlo, nemmeno immaginando un periodo di più intensa formazione stellare nel passato. La luce delle stelle dovrebbe essere almeno cento volte più intensa per produrre quel bagliore. A un certo punto, lo studioso australiano si è reso conto che quel bagliore poteva essere il riflesso della grande esplosione avvenuta in Sagittarius A*: che avrebbe investito la Corrente Magellanica con una tale emissione di radiazione che una parte del gas idrogeno sarebbe ancora surriscaldato. I calcoli combaciano, e dicono che per spiegare il bagliore osservato oggi l’esplosione al centro della nostra galassia dovrebbe risalire a circa 2 milioni di anni fa. Può succedere di nuovo? Assolutamente sì. Ci sono altre nubi di gas che potrebbero cadere sul buco nero e produrre un’altra colossale esplosione. La più vicina, che gli astrofisici monitorano da tempo, si chiama G2, e potrebbe incontrare il “mostro” già il prossimo anno.