540.000 Km di bellezza planetaria allo stato puro, in una sola immagine. Volendosi limitare all’aspetto puramente estetico, si potrebbe definire così l’immagine di Saturno e dei suoi anelli realizzata il 19 Luglio scorso dalla missione Cassini. Ma come sempre accade per le immagini che vengono dallo spazio, il contenuto scientifico va ben al di là della pura estetica e, per essere catturato nei pixel del nostro schermo richiede una grande sapienza nella scelta dell’inquadratura, dello strumento e dell’illuminazione. Insomma nella realizzazione dell’immagine scientifica stessa.
L’immagine in questione è un mosaico a falsi colori di dati catturati del Visual and Infrared Mapping Spectrometer, uno strumento a partecipazione italiana già molto noto al grande pubblico. Il soggetto è una “fetta” del pianeta Saturno e dei suoi anelli di circa 1600Km di altezza e di larghezza che supera i 540.000 km , comprendendo nell’immagine sia una parte del disco del pianeta all’equatore, sia il suo sistema di anelli. Nel mosaico risulta particolarmente ben visibile il lontano e tenue anello E, normalmente invisibile, situato all’esterno del sistema di anelli che siamo soliti ammirare intorno a Saturno (per la precisione, E è il secondo dall’esterno, circondato solo da un disco diffuso, scoperto nel 2009).
Per rendere così chiara la struttura di questo lontano e quasi invisibile anello E è stato necessario sfruttare una particolare geometria nella posizione relativa di sonda, pianeta e Sole. La scelta compiuta dal team di Cassini è di osservare Saturno illuminato in controluce dal Sole. In questo modo è stato possibile osservare con grande chiarezza gli anelli formati da materiale con grani più piccoli (come l’anello E) mentre alcuni degli anelli più interni, formati da rocce più grandi e meno diradate, risultano meno evidenti in quanto bloccano alla nostra vista la luce del Sole. Esattamente come quando piccoli grani di pulviscolo altrimenti invisibili appaiono ben evidenti su un vetro attraverso il quale si osserva il Sole, mentre la stessa finestra,diventa scura e non più trasparente se coperta da uno strato di materiale più coprente.
Anche utilizzare l’infrarosso costituisce per il team una possibilità aggiuntiva. Lo spettrometro che ha realizzato questo mosaico cattura la luce in varie lunghezze d’onda oltre al visibile, fornendo molte informazioni aggiuntive, dalla composizione chimica alla temperatura del materiale, fino alla dimensione dei grani che formano gli anelli. Nel caso specifico, il team di VIMS ha scelto di colorare questa immagine assegnando il blu alla radiazione da1.5 a 1.19 micron, il verde da 1.9 a 2.1 micron ed infine il rosso da 4.88 a 5.06 micron. Questo ha permesso di evidenziare la differenza di temperatura tra il disco di Giove riscaldato dal calore che proviene dall’interno del pianeta e i ben più freddi anelli.
L’immagine in dimensione originale http://photojournal.jpl.nasa.gov/catalog/PIA17468