IN COLLISIONE CON LA VIA LATTEA

Il campo magnetico salverà la Nube di Smith

Non abbiamo nulla da temere, ma fra 30 milioni di anni una nube ad alta velocità, costituita da gas e polvere, si scontrerà con una regione del nostro disco galattico localizzata nel braccio di Perseo. L'impatto dovrebbe portare al dissolvimento della Nube di Smith, così come un meteorite brucia entrando nella nostra atmosfera, ma il suo campo magnetico potrebbe preservarla

     04/11/2013

msc0Sembrerebbe quasi la scena di un film fantascientifico/apocalittico: una nube interstellare di idrogeno che sta per scontrarsi con la Via Lattea. Ma tiriamo un sospiro di sollievo: i terrestri non corrono alcun pericolo, anche perché l’impatto è previsto fra 30 milioni di anni e anche nelle peggiore delle ipotesi non dovrebbero verificarsi eventi catastrofici. Nel 1963 l’astronomo Gail Bieger scoprì quella che oggi viene la Nube di Smith, una nube di gas magnetici, grande all’incirca 2 milioni di volte il nostro Sole (è lunga 11 mila anni luce, larga 2500 anni luce). Viaggia verso la nostra Galassia oltre 200km/secondo e si trova a “soli” 8 mila anni luce.

Un team di astronomi ha usato il Very Large Array (VLA) e il Green Bank Telescope (GBT) per studiare il campo magnetico che tiene insieme la nube, preservando la sua composizione chimica e fisica. La scoperta potrà aiutare gli esperti a studiare nel dettaglio le high velocity clouds (HVCs), vale a dire le nubi ad alta velocità, e come siano rimaste intatte durante i loro impatti con le galassie, fornendo di volta in volta “carburante” per la formazione di nuove stelle. L’impatto causerà, infatti, una “spettacolare” esplosione con conseguente formazione stellare: la nube contiene una quantità di idrogeno molecolare che sarebbe sufficiente per formare oltre un milione di stelle come il nostro Sole. Prima, però, dovrà sopravvivere al passaggio attraverso l’atmosfera del gas caldo ionizzato che circonda la Via Lattea.

Quando la Smith Cloud  (così è chiamata in inglese) si fonderà con la Via Lattea si potrebbe produrre un anello brillante di stelle simile a quello relativamente vicino al nostro Sole noto come la Cintura di Gould: si tratta di un gruppo di stelle molto giovani distribuite proprio a forma di anello, il cui diametro è approssimativamente di 3000 anni luce, e formato probabilmente in questo modo fra i 30 e i 50 milioni di anni fa.

«L’atmosfera superiore della Galassia raggiunge temperature altissime (milioni di gradi) e dovrebbe distruggere queste nubi di idrogeno prima di raggiungere il disco in cui la maggior parte delle stelle si formano», dice Alex Hill, un astronomo del Commonwealth Scientific and Industrial Research Organization (CSIRO) in Australia e autore dello studio pubblicato su Astrophysical Journal. «Nuove osservazioni hanno rivelato che una di questa nube ha cominciato a sgretolarsi ma gli scudi magnetici potrebbero proteggerla dall’impatto».

Ci sono milioni di nubi ad alta velocità che gironzolano attorno alla Via Lattea, ma la loro orbita di rado incrocia quella della nostra Galassia. Questo porta gli astronomi a ritenere che le HVCs siano formate dal materiale residuato dalla formazione della Via Lattea, oppure siano state sottratte dalla nostra Galassia o a una vicina compagna.

Nonostante quella scoperta dai ricercatori sia la migliore prova di un campo magnetico all’interno di una nube ad alta velocità, l’origine del campo della Smith Nube rimane ancora un mistero. «Il campo che osserviamo oggi è troppo grande per essere esistito nel suo stato attuale quando si è formata la nuvola», specifica Hill. «Il campo è stato probabilmente amplificato dal movimento della nube attraverso l’alone galattico». Osservazioni precedenti dimostrano che la nube è già sopravvissuta a un incontro con la Via Lattea e adesso, a ottomila anni luce di distanza, ci riprova ancora.

Secondo gli esperti la Smith Cloud è unica nel suo genere, soprattutto se si pensa all’interazione con la nostra Galassia. «Ormai sembra quasi una cometa, proprio perché sente l’influenza della Galassia», ha detto Felix J. Lockman, astronomo del National Radio Astronomy Observatory (NRAO) a Green Bank.  La sua forma allungata è l’effetto delle forze mareali della Via Lattea che potrebbero portare alla sua frammentazione. Proprio per questo i ricercatori sono sicuri che si stia avvicinando e non allontanando da noi.

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