Annunciate le formazioni, le squadre sono finalmente pronte a scendere in campo. Parliamo dei gruppi di lavoro che saranno responsabili della progettazione finale dei diversi componenti dello Square Kilometer Array (SKA), che una volta completato sarà il più grande e potente radiotelescopio mai costruito. Più di 350 scienziati e ingegneri da 18 paesi, suddivisi in 11 consorzi, saranno impegnati in questa fase di progettazione dettagliata, che durerà tre anni e sarà finanziata dai partner del progetto con 120 milioni.
Come ogni grande progetto di queste dimensioni, SKA è suddiviso in una serie di work packages (“pacchi di lavoro”) corrispondenti a diverse componenti critiche del progetto. Per ognuno di essi, la SKA Organization aveva lanciato una call for proposals, una richiesta di proposte che dovevano comprendere budget, struttura organizzativa, tempi di realizzazione e di collaudo. Ora ognuno dei consorzi così formati dovrà contribuire al proprio pezzo del puzzle.
“Ognuno degli elementi di SKA è critico per il successo del progetto, e non vediamo l’ora di vedere i frutti del lavoro di ogni consorzio prendere forma nel corso del prossimi anni” ha spiegato John Womersley, presidente del board di SKA. “Ora questo gruppo multidisciplinare ha tre anni di tempo per trovare le migliori soluzioni tecnologiche per il progetto finale del telescopio, in modo da far partire la gare per la costruzione nel 2017 come previsto”.
Qui si può trovare una lista completa dei work packages in cui si dividerà la fase di progettazione. L’INAF partecipa a quattro consorzi: Central Signal Processor, Dish, Low-Frequency Aperture Array e Telescope Manager, attraverso decine di ricercatori che operano in gruppi di ricerca che afferiscono agli Osservatori Astronomici di Arcetri, Catania, Trieste, Teramo nonché all’Istituto di Radio Astronomia.
“Lo sviluppo del design di un progetto tecnologicamente challenging quale lo Square Kilometre Array”, dice Davide Fierro, Program Manager della partecipazione INAF al progetto, “rappresenta una opportunità di avanzamento nella nostra capacità di sviluppo di tecnologie di frontiera, pertanto auspichiamo che la partecipazione al progetto possa estendersi ulteriormente ad altre aree strategiche, grazie all’adesione di altri gruppi di ricerca del nostro Istituto”.
Una volta completato, SKA comprenderà migliaia di grandi antenne e milioni di ricevitori radio, distribuiti tra le regioni desertiche dell’Africa e dell’Australia, per simulare una superficie ricevente di un chilometro quadrato, che ne farà il più potente radiotelescopio mai concepito e una straordinaria arma per studiare l’evoluzione dell’Universo, la gravità e la materia oscura.