Una scoperta che contraddice 40 anni di teorie: per la prima volta è stata confermata l’esistenza di buchi neri all’interno di un ammasso globulare nella nostra galassia. Un gruppo di ricerca della Tech University, in Texas (Stati Uniti), ha utilizzato un sistema di radiotelescopi per catturare un particolare tipo di frequenze emesse proprio da questo tipo di buchi neri nel momento del “banchetto”, ovvero quando inglobano stelle limitrofe.
Per ammasso globulare si intende un denso insieme sferoidale di stelle, nella maggior parte dei casi molto antiche, che orbitano attorno al centro di una galassia. Solo nella Via Lattea ne sono già stati scoperti 158.
“Le stelle possono facilmente entrare in collisione l’una con l’altra in questo tipo di ambiente”, ha detto Tom Maccarone, membro del team di ricerca che ha pubblicato lo studio su The Astrophysical Journal. “Precedenti teorie asserivano che proprio questo tipo di interazione tra le stelle letteralmente catapultasse fuori dall’ammasso qualsiasi buco nero”. Un po’ come l’acqua che fuoriesce sotto forma di vapore da una pentola che bolle. Questa teoria, secondo l’esperto, non è totalmente da buttar via: è vero che molti buchi neri hanno l’energia per “scappare” dagli ammassi globulari, ma a un ritmo molto più lento rispetto a quanto sinora teorizzato.
Nel 2007 Maccarone e il suo team hanno scoperto il buco nero nell’ammasso globulare della galassia NGC4472, ma invece delle onde radio, sono state utilizzati raggi X emessi dal gas inglobato nel buco nero. “Sei anni fa ho fatto la prima scoperta in una galassia a noi vicina”, ha detto, “ed è stato più facile rispetto alla ricerca che ho dovuto fare nella nostra, anche se sono migliaia di volte più lontane”. Quest’anno, invece, le ricerche si sono focalizzate su due ammassi della Via Lattea, M22 (nella costellazione del Sagittario) e M62, un ammasso globulare visibile nella parte meridionale della costellazione dell’Ofiuco. All’interno di quest’ultimo si trova il buco nero M62-Vla1 (così è stato ribattezzato), rilevato utilizzando il Very Large Array. E’ un buco nero di massa stellare all’interno (vale a dire un buco nero che si forma dal collasso gravitazionale di una stella massiccia).
I buchi neri si nutrono di stelle e detriti stellari e proprio in quel momento rilasciano potenti getti di materiale verso l’esterno, osservati tramite le emissioni radio. “Abbiamo trovato una serie di emissioni di questo tipo provenire da due ammassi della nostra galassia e non li abbiamo potuti descrivere altrimenti: provengono da due buchi neri”.
Per saperne di più:
- Leggi lo studio su The Astrophysical Journal: “A Radio-Selected Black Hole X-ray Binary Candidate in the Milky Way Globular Cluster M62”, di Laura Chomiuk (Michigan State/NRAO), Jay Strader (Michigan State), Thomas J. Maccarone (Texas Tech), James C. A. Miller-Jones (ICRAR-Curtin), Craig Heinke (Alberta), Eva Noyola (UNAM), Anil C. Seth (Utah), Scott Ransom (NRAO)