Presidio davanti al Ministero dell’Istruzione Università e Ricerca da parte dei sindacati Cgil, Cisl e Uil di categoria. Sul piatto della contestazione il rischio che migliaia di precari della ricerca non si vedano rinnovare il contratto, nonostante il decreto P.A. e l’impegno del governo perché la ricerca e la cultura più in generale diventino una scelta prioritaria, come auspicato più volte anche dal Capo dello Stato Giorgio Napolitano, e non restino la cenerentola di finanziarie difensive.
Una delegazione è stata ricevuta al ministero, tra i suoi membri il Segretario Generale della Fir-Cisl, Giuseppe De Biase.
“In realtà non ci ha ricevuti il ministro – sottolinea – ma il vicecapo di gabinetto e uno dei direttori del Miur. Sono però sicuro che riporteranno correttamente quanto abbiamo detto loro al ministro Maria Chiara Carrozza”.
Che cosa avete detto loro?
Un’attenzione diversa verso un settore che è importatissimo per il futuro del paese e che è fatto soprattutto di uomini e donne. Siamo di fronte ad una emergenza funzionale, corriamo il rischio di mandare a casa centinaia di lavori precari che rappresentano oltre il 30% della forza operativa degli enti di ricerca, e li mandiamo a casa pur avendo l’esigenza funzionale e le risorse per coprirla. E li mandiamo a casa solo perché non viene introdotta una interpretazione delle norme che inviti gli enti di ricerca ad assumersi le proprie responsabilità e assumete il personale. Perché le norme ci sono ma vanno lette nella maniera giusta.
Ma il decreto sulla Pubblica Amministrazione non serviva a superare questi ostacoli?
Paradossalmente invece di migliorare a complicato le cose. Basti pensare che la norma che prevedeva la possibilità di retribuire i ricercatori su progetti esterni, comunitari, soldi che altrimenti andrebbero ad altri paesi è stata ritoccata tre volte. Noi ci aspettiamo un’attenzione particolare sul settore ricerca a partire in primis dal ministro Carrozza. Altrimenti i ricercatori precari vanno a casa e questo settore. La politica deve assumersi la propria responsabilità.
Lo stesso Presidente Letta aveva detto in aula al Parlamento e ribadito poi anche in trasmissioni televisive, come da Fabio Fazio, che il suo governo avrebbe agito con riguardo e attenzione sulla cultura e sulla ricerca scientifica…
Questo è un paese di paradossi. Quando si tratta di affermazioni di principio o di inorgoglirci per imprese scientifiche che nostri ricercatori fanno, sempre più spesso, all’estero, siamo tutti pronti. Quando si tratta invece di trasformare queste affermazioni di principio in atti concreti, la ricerca è spesso dimenticata quando non penalizzata. Questa dei precari è un’emergenza funzionale e sociale, laddove ricercatori precari da cinque o dieci anni aspettano di avere un’opportunità, l’opportunità di un concorso a tempo indeterminato.