La cometa C/2012 S1 (ISON),che tutti stiamo aspettando per dicembre ,si trova attualmente tra l’orbita della Terra e quella di Venere, in termini della distanza dal Sole, ed è in rapido avvicinamento verso la nostra stella.
Nonostante le ultime previsioni della NASA la diano appena visibile a occhio nudo
durante il periodo di massimo splendore, la ISON sarà comunque un oggetto molto bello da osservare anche con un modesto binocolo da zone con cieli a basso inquinamento luminoso.
Prova ne è questa bellissima immagine composita scattata tra le 5 e le 6 di ieri mattina dall’astronomo Paolo Ochner con il Telescopio di Schmidt, da 90 cm di specchio, di Cima Ekar dell’INAF – Osservatorio Astrofisico di Asiago.
Ochner ci spiega di aver preso tre pose da 300 secondi per ogni filtro, rispettivamente Rosso, Verde e Blu più una quarta posa senza filtro. L’elaborazione finale è stata fatta con Photoshop, sommando le quattro immagini. Le stelline appaiono mosse perché nell’arco dei tempi di posa si è operato un inseguimento calibrato sul moto della cometa. Le scie delle stelle si vedono quindi colorate proprio perché le immagini prese in tempi differenti non si sovrappongono, se non in parte, nei vari filtri.
Nell’immagine si vede benissimo la tipica coda antisolare formata dalle particelle di polvere spinte in direzione opposta al Sole dalla pressione di radiazione proveniente dalla nostra stella.
Abbiamo quindi chiesto a un esperto di comete, Ivano Bertini del Centro Interdipartimentale Studi e Attività Spaziali dell’Università di Padova, di spiegarci perché è così importante questa cometa:
“L’interesse scientifico della ISON è molteplice. Innanzi tutto essa ha un’orbita aperta attorno al Sole e questo significa che, molto probabilmente, è la prima e ultima volta che la cometa si avvicina alla nostra stella. Ciò significa che il materiale da cui è costituita è estremamente primitivo, non essendo mai stato alterato da passaggi precedenti vicino all’intenso calore solare. Essendo materiale molto primitivo il suo studio ci da informazioni preziose sugli elementi originari da cui si è formato il nostro sistema solare e altrimenti impossibili da studiare, per esempio sui pianeti, perché modificati dall’attività geologica. La cometa inoltre è su un’orbita estremamente inclinata rispetto al piano dell’orbita della Terra attorno al Sole e questo, unitamente all’orbita aperta, suggerisce che essa venga da una regione lontana chiamata nube di Oort, limite fisico del nostro sistema planetario che si estende fino a 100 mila volte la distanza tra la Terra ed il Sole.
Un altro motivo per cui la cometa ISON è interessante da studiare – continua Bertini – è il fatto che passerà molto vicino al Sole, a soli 3 milioni di chilometri pari a due centesimi della distanza Terra-Sole. C’è quindi la possibilità che il forte campo gravitazionale del Sole la frantumi, come già successo per altre comete, dandoci l’opportunità di studiare in dettaglio i singoli pezzettini e quindi il materiale più interno del suo nucleo.
Rimane comunque l’incognita di come si comporterà la cometa a fine mese quando passerà al perielio, precisamente il 28 novembre. L’intenso calore solare potrebbe innescare un’attività improvvisa e imprevedibile che potrebbe fare aumentare di molto la sua luminosità.
Alla prossima puntata quindi!