Per alcuni oggetti celesti, dalla scoperta al battesimo possono passare anni. È il caso dei 49 planetoidi che lo scorso 20 novembre, dopo una lunga attesa, hanno finalmente ricevuto un nome ufficiale dalla Committee for Small Body Nomenclature (CSBN) dell’Unione Astronomica Internazionale. Alcune scoperte risalivano addirittura agli anni ’80 e ’90, e per decenni sono state identificate soltanto da una successione di numeri. Ma adesso che sono entrate a pieno diritto nella ricca enciclopedia del cielo, i loro scopritori hanno avuto la soddisfazione di vedere approvato il nome che avevano scelto.
Il più delle volte si tratta di un omaggio a noti scienziati, come l’astronauta russo Gennadi Strekalov o l’astrofisico tedesco Hans-Walter Rix. Altre volte però la scelta è caduta su nomi decisamente meno ovvi: come l’asteroide Pynchon, chiamato così dal nome dello scrittore statunitense Thomas Pynchon, noto soprattutto per la sua scrittura labirintica e complessa oltre che per la categorica avversione a apparire come personaggio pubblico.
L’idea è venuta allo scopritore, Ernesto Guido, astrofilo napoletano. La sua passione per il cielo, iniziata circa dieci anni fa, l’aveva già portato a risultati notevoli: ad esempio l’osservazione dell’esplosione della cometa C/2012 X1, riportata due mesi fa (vedi Media INAF) dall’Associazione Friulana di Astronomia e Meteorologia, di cui Guido è parte. Questa nuova conquista ha voluto invece dedicarla al suo romanziere preferito, che ha adesso un asteroide che porta il suo nome.
“Volevo trovare un modo per mettere insieme le mie due grandi passioni, l’astronomia e la letteratura” ci ha detto Ernesto Guido. “I romanzi di Pynchon sono sempre pieni di riferimenti scientifici: ad esempio Mason & Dixon si basa sulla vita di due astronomi del 1700. E così ho voluto rendere un tributo a questo grande romanziere: era carino avere un asteroide in cielo con il suo nome”.
L’asteroide Pynchon appartiene alla cintura principale degli asteroidi, situata tra Marte e Giove. Il suo diametro è stimato tra i 2 e i 4 chilometri, e l’asteroide compie una rivoluzione ogni 4 anni. È stato scoperto utilizzando un telescopio di 25 cm in New Mexico controllato da remoto. Guido spiega: “È un telescopio tutto sommato modesto, ma ha come grande caratteristica il fatto di essere situato sotto un ottimo cielo e a più di 2.000 m di altezza. Utilizzando i suoi dati, tra il 2004 e il 2005 abbiamo scoperto circa una decina di asteroidi”. Tra questi, due sono stati candidati alla scalata verso il nome proprio: Pynchon e Stabia, chiamato così da Castellammare di Stabia, comune di origine di Guido.
L’astrofilo ha portato avanti la sua ricerca insieme al collega Giovanni Sostero, scomparso lo scorso dicembre. “All’epoca – ricorda Ernesto Guido – eravamo pochissimi a utilizzare i telescopi in remoto mentre oggi siamo molti di più, anche in Italia. È un modo abbastanza semplice per avere accesso a un ottimo cielo e a un’ottima attrezzatura”.
Il processo per dare un nome ai nuovi oggetti celesti è lungo è anche piuttosto complesso. Comincia con la conferma dell’unicità della scoperta, ovvero l’oggetto in questione non deve essere mai stato identificato prima. A questo punto viene assegnato un numero (in questo caso, 152319 2005 UH7 per Pynchon e 152481 2005 WY57 per Stabia), e l’autore della scoperta viene invitato a indicare un nome.
Il passaggio dal numero al nome non è affatto scontato: l’astrofilo spiega infatti che “tra tutti gli asteroidi oggi conosciuti, circa 380.000 sono effettivamente numerati; di questi, sono soltanto 18.000 quelli che hanno un nome”.
Tutte le proposte vengono poi valutate dalla Commissione dell’Unione Astronomica Internazionale, che segue regole abbastanza rigide: il nome deve essere lungo massimo 16 caratteri, preferibilmente una parola unica, facilmente pronunciabile, non offensivo, non troppo simile ad altri nomi di asteroidi o satelliti.
Pynchon ha soddisfatto tutti questi criteri, ed è così entrato nella cerchia privilegiata dei nomi propri di asteroide. Resta da capire se lo scrittore ne sia venuto a conoscenza: fatto non banale, dal momento che Pynchon è noto anche per la sua estrema riservatezza. “Non rilascia interviste e non appare in televisione” commenta Guido “e anche per questo quando ho iniziato a leggerlo mi ha colpito. Spero lo venga a sapere perché è un omaggio che penso gli farà piacere, non credo che risponderà ma non è questo l’importante”.